“È la prova che vi prendono per il c**o!” ▷ Ecco i dati che imbarazzano il Governo sui ristori

La potenza di fuoco è stata annunciata in pompa magna e accolta con altrettanto entusiasmo dall’ala europeista dell’opinione pubblica non appena la foto di un Giuseppe Conte festante a pugno chiuso ha fatto il giro dei TG.
Era il 21 luglio 2020.
Ad oggi, fine aprile 2021, stiamo ancora aspettando.
O meglio aspettano i lavoratori che pur non volendo far male a nessuno si sono ritrovati in piazza a Montecitorio in mezzo a una guerriglia tra polizia e pochi violenti che poco o nulla c’entravano con chi non ha nulla da mettere nel piatto.
Il piano di rilancio approvato e’ davvero molto consistente: 750 miliardi di cui una buona parte andra’ all’Italia, il 28 per cento, parliamo di 209 miliardi destinati all’Italia” diceva l’ex premier a margine dell’accordo “storico per il nostro paese“.

Ma ammesso che questi soldi debbano ancora arrivare o che prima o poi lo faranno, le aziende italiane stanno chiudendo, e non hanno la possibilità di aspettare ancora per molto.
Con il nuovo Governo va addirittura peggio per autonomi, ristoratori e partite Iva: era difficile fare meno dell’esecutivo giallorosso sui sostegni alle imprese, ma nei primi mesi il Governo Draghi sembra starci riuscendo. Lo dicono i dati: ultimo posto per ristori effettuati in Europa insieme alla Spagna, mentre la Germania di Angela Merkel tocca cifre risarcite lontane anni luce dal nostro misero 15% ristorato in media.
I finanziasti Remigio Baschirotto e Mario De Filippi ci hanno detto di più insieme all’economista Valerio Malvezzi a ‘Un Giorno Speciale’.

De Filippi: “Ecco quanto stiamo perdendo”

Il dato che abbiamo fatto è questo: prima di tutto abbiamo elaborato dei dati che abbiamo estratto da circa 40 finanzialisti, quindi a kilometro zero. Abbiamo voluto elaborare dati interni e sicuri che non rischiassero di essere artefatti.
Abbiamo considerato circa 320 casi e il dato che emerge è abbastanza triste, ma purtroppo ce l’aspettavamo, con una media di fatturato perso di quasi il 40% su un totale complessivo del fatturato del 2019 e una media dei contributi totali ottenuti sul fatturato perso del 15%.

Una dato preoccupante riguarda soprattutto le palestre e il mondo del fitness perché in questo settore troviamo soprattutto l’imprenditoria giovanile. Nelle palestre su un fatturato perso del 55% è stato coperto a malapena il 15%.
Parliamo di una perdita di 47 milioni di euro ristorata con 7 milioni, quindi bazzecole.
Chi non vorrebbe avere un socio come lo Stato che durante l’anno esige i dividendi mentre in situazioni di crisi non fa nulla per ripatrimonializzare le proprie aziende? Un’altra domanda che si fanno tutti è: ma i costi fissi, chi li paga?

Baschirotto: “Le banche non saranno di manica larga”

Faccio presente che in Germania a differenza nostra hanno remunerato i costi fissi. Come? Se il fatturato è diminuito del 30%-50%, con il 40% di ristoro dei costi fissi; se la perdita di fatturato dal 50% al 70% con un ristoro del 60%. Se la perdita è stata di più del 70%, con il 90% di ristoro.
Uno dei principali problemi che affronteremo in futuro in Italia sarà quello della liquidità, perché al momento in cui riapriranno, oltre a dover recuperare tutto ciò che è stato perso in passato e tutti i rinvii che sono stati fatti di imposte, mutui e quant’altro, le nostre aziende dovranno anche riuscire a riguadagnare.
Ultima considerazione: non è che le banche saranno di manica larga
“.

Malvezzi: “Non si sta affrontando il cuore del problema”

Io vi voglio dire soltanto questo: non si sta affrontando il cuore del problema che si chiama proprietà della moneta. Io non posso creare contributi a fondo perduto perché non li posso produrre. I contributi a fondo perduto si producono soltanto stampando il denaro, l’unico che stampa il denaro si chiama banca centrale dotata di sovranità monetaria.
Per una roba che risale al 1981, cioè il divorzio tra la Banca d’Italia e il Ministero del Economia, noi abbiamo scelto scientemente e in nome di una criminosa scelta neomonetarista di passare dagli intermediari finanziari (tradotto: dalle banche), quindi noi non possiamo ristorare le imprese perché non abbiamo il controllo della moneta.
Questo spiega perché in altri paesi come gli Stati Uniti possono permettersi di fare scelte diverse: perché hanno il controllo della moneta.
E noi? Articolo 123 del trattato sul funzionamento dell’Unione Europea: la Banca Centrale non può prestare soldi né agli Stati né ai paesi membri, né alle pubbliche amministrazioni se non passando attraverso processi indiretti, cioè andando a comprare indirettamente i titoli attraverso i mercati borsistici. E’ stata una scelta che ha condizionato per decenni l’economia
“.