Buoni o cattivi: non è la fine“, cantava Vasco Rossi nel lontano 2004. Il Senatore di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa prende in prestito e ripropone il concetto.
Lo fa in merito al terremoto calcistico, ma anche politico ed economico che stiamo vivendo in queste ore: lo scisma di dodici squadre europee, tra cui Juventus, Milan e Inter nei confronti dell’Uefa sta generando un caos che difficilmente riporterà il calcio agli equilibri iniziali.
Mentre la Superlega e le vecchie istituzioni calcistiche si minacciano a vicenda azioni legali, è partito il tutti contro tutti anche sul fronte interno: assemblea di Lega tenuta senza le tre italiane separatiste, mentre in Spagna spuntano addirittura classifiche senza Barcellona, Real Madrid e Atletico Madrid.
Mentre il tono generale sembra dunque di condanna nei confronti dell’iniziativa, La Russa dà un’interpretazione molto più pragmatica. Ecco il suo commento a ‘Lavori in Corso’.

Non è un problema calcistico, ma un problema economico e politico. Il mio giudizio esula dal fatto che io tifi Inter. Io penso che è troppo presto per dare un giudizio definitivo su questa vicenda. Siamo allo scoppiettio delle mitraglie, ma in realtà stiamo discutendo di una vertenza in cui non c’è una parte che vuole fare soldi e l’altra è dura e pura. Sono tutte e due parti che hanno trasformato il calcio in un fatto di interesse economico. La Fifa, l’Uefa e la Lega sono portate allo stesso identico obiettivo che hanno le dodici squadre che vogliono fare di più.
La Fifa ha un giro di interessi enormi e altrettanto l’Uefa. Non ci sono verginelle.

La mia speranza è che finisca con un accordo con l’Uefa: vedrete che finirà così. Dire che i calciatori non potranno partecipare ai mondiali sarebbe come il marito che fa il dispetto alla moglie, non ci prendano in giro.
L’unica cosa che non trovo possibile è che non ci sia il merito, che quelle dodici squadre ci siano sempre e comunque tutti gli anni. Questo no.
Mettiamo che La Russa abbia la bacchetta magica: cosa farei io? Metterei d’accordo l’Uefa e queste dodici squadre, direi che loro sono le squadre fondatrici e le metterei per i primi due anni insieme alle prime squadre in classifica – dietro o avanti a loro – dei 5 maggiori campionati. In Italia quindi già parleremmo di una quarta squadra.
Le squadre fondatrici però possono retrocedere in caso di ultimi posti, quindi uscirebbero dal circuito anche loro.

Se questa Superlega sostituisce la Champions il mercoledì e non diminuisce l’appeal del nostro campionato e la nostra serie A può esprimere almeno una squadra vincente in questa Superlega, io dico che ne possono discutere“.