Lo Scudetto è cosa fatta, basta aspettare la sarta che provveda a cucirlo sulle maglie ma il sarto salentino ha fatto il suo

L’Inter fa Pasqua, Pasquetta e il resto delle feste religiose per una sua grande festa di football. Le sue sedicenti rivali, al secolo Milan e Juventus, pareggiano in modo mediocre se non disastroso, come è il caso dei bianconeri, il gruppo di Conte a Bologna concede qualche illusione alla squadra di Mihajlovic ma con Lukaku non si scherza e, dunque, tre punti che convalidano il titolo per i nerazzurri, atteso da undici anni e costruito da Antonio Conte, nonostante le difficoltà societarie.

Il gol del belga, il ventesimo, ha sbloccato il risultato ma era previsto e prevedibile per la potenza del football nerazzurro non sempre agevole in mezzo al campo, là dove Eriksen è un punto fermo, a volte troppo fermo e Brozovic perde spesso l’avversario di zona. La pausa non ha lasciato scorie, l’Inter sa essere tale e quale dal primo all’ultimo minuto, mai spettacolare ma feroce il giusto come si deve in questo campionato nostro, come è successo per nove anni alla Juventus ormai fantasma.

E’ verissima, invece, la squadra di Conte, l’assenza di De Vrji è stata compensata da Ranocchia che in altri tempi sarebbe stato un peso ma in questa macchina va bene. Lo Scudetto è cosa fatta, basta aspettare la sarta che provveda a cucirlo sulle maglie ma il sarto salentino ha fatto il suo e gli indossatori in campo hanno completato la sfilata.

Tony Damascelli