L’Italia è ancora nella fase di blocco. Lockdown e misure restrittive fanno ancora parte della nostra quotidianità. L’emergenza sanitaria ha messo a dura prova il nostro paese, da tutti i punti di vista: a livello economico il malcontento del popolo inizia a farsi sentire, come dimostrano le varie manifestazioni avvenute nei giorni scorsi. Ma l’aspetto finora più sottovalutato resta quello delle conseguenze psicologiche di tutto ciò che sta accadendo, specialmente nei più giovani.
In diretta ai nostri microfoni è intervenuto Massimo Persiani, operatore di riferimento della Comunità Incontro, un’organizzazione che agisce in aiuto di persone svantaggiate e bisognose come tossicodipendenti, alcolisti, ludopatici ed emarginati. Ci ha raccontato come la soglia dell’età dei giovani affetti da dipendenza sia scesa spaventosamente e di come la pandemia stia aumentando drasticamente l’abuso di alcool e di sostante stupefacenti proprio tra i più giovani.
Massimo Persiani ha condiviso la sua mission e la sua esperienza con noi ai microfoni di “Un giorno speciale”, ecco il suo racconto con Fabio Duranti e Francesco Vergovich.
“C’è un degrado sociale che, a fronte di questa pandemia, non aiuta. Noi, come gruppo di appoggio nella sede di Roma ci occupiamo anche del Lazio e di tutte quelle persone che approcciano a noi per rieducarsi a un sistema di vita. L’apice del problema è la dipendenza ma a questa dipendenza ci si arriva ed è su quel percorso di vita che noi dobbiamo lavorare. Ed è quello che noi facciamo. La nostra comunità è intesa come scuola di vita.
C’è una grossa richiesta. Si sono spostate le dipendenze verso l’alcool, inoltre si è abbassata l’età. Noi riceviamo richieste anche da parte di minori. La cosa più preoccupante è che le sostanze sono cambiate. La chimica ha stravolto tutto. E’ importante, ancor prima della disintossicazione, avere un approccio profondo e diverso nella prevenzione e nell’informazione che oggi manca.
Ci sono strumenti che andrebbero intensificati. Spesso facciamo incontri con le scuole. A noi sembra che l’assunzione di alcune sostanze oggi sia diventata normalità. Ma così non è. E’ sbagliato il sistema di vita che ci porta a pensare che quello sia la normalità. Quando ragazzi di 15, 18 o 20 anni arrivano da noi distrutti psicologicamente e fisicamente, c’è un percorso da rivedere ossia di come ci sono arrivati. Il motivo va ricercato nello stile di vita della società. Credo sia fondamentale ripartire da una prevenzione e da un’informazione.
Il lockdown e le restrizioni hanno peggiorato la situazione? Assolutamente sì e gli effetti di questo li vedremo nel prossimo biennio. C’è un incremento. E come assunzione c’è proprio uno spostamento all’alcool. Le problematiche le vedremo a breve, nel prossimo anno”.