Alla luce delle nuove famiglie allargate, il ruolo della matrigna ha ancora un’accezione negativa? Quali sono (se ci sono) i limiti che la nuova compagna non deve mai superare? Ti sei mai trovata in questa situazione? 

È questo il tema su cui ci siamo interrogati questa settimana sulla nostra pagina Facebook di Io le donne non le capisco, ed è ciò di cui abbiamo discusso insieme a Barbara Alberti, Lucia Bosi e Maria Elena Basso. 

Lucia Bosi e Maria Elena Basso sono executive coach e ideatrici della pagina Facebook Vite da matrigne ci raccontano la loro esperienza e perché è nato questo blog. 

“Sono una matrigna a tutti gli effetti perché ho accolto il figlio che mio marito ha avuto da un precedente matrimonio – racconta Lucia. Quando ti innamori di un uomo prendi tutto il pacchetto, il mio figliastro, quando l’ho conosciuto, aveva poco più di 3 anni. La mia è una bella esperienza da matrigna. Rispetto alle mamme che hanno 9 mesi per rendersi conto del cambiamento di vita, noi matrigne siamo improvvisamente catapultate in questa nuova condizione ed è difficile da gestire. Non ci si prepara. È importante capire che noi non sostituiamo le mamme, siamo solo un ruolo in più. Siamo persone di riferimento ma la mamma esiste e va rispettata. 

Nella mia esperienza, la cosa che mi ha aiutata è stata l’attenzione posta nei confronti del piccolo, abbiamo tutti fatto del nostro meglio nel mettere il bambino al centro. Il fattore tempo e la consapevolezza sono fondamentali. Non siamo solo con il partner e dobbiamo fare in modo che “il sole” giri intorno a tutti e per fare questo ci vuole consapevolezza perché ogni azione ha una conseguenza”. 

Lucia ci spiega come il coaching l’ha aiutata a diventare una matrigna equilibrata: “In questo il coaching può aiutare perché i sentimenti non ti fanno ragionare, infatti di trappole e di cadute ne abbiamo incontrate tante. Spesso mi sono sentita un elefante in una cristalleria. Non è facile trovare il nostro posto. Con il coaching noi accompagniamo le persone a realizzare la migliore versione di sé, tutti abbiamo davanti a noi delle sfide, è possibile trovarsi in difficoltà, in quei momenti il coaching può aiutare a sbloccare la situazione portando alla luce dei punti cechi. È un viaggio di consapevolezza e si attivano risorse che non sappiamo neanche di avere. Le prime fasi da matrigna sono le più difficili, è fondamentale imparare ad ascoltare”. 

“Nessuno ti può insegnare ad essere un adulto che accoglie nella propria vita figli di una altra persona – spiega Maria Elena. Fino ad ora le matrigne si sono arrangiate, ora è fondamentale introdurre una nuova cultura. Oggi si può essere matrigne nel senso positivo del termine. Io ho avuto una matrigna, nell’accezione negativa, e il doverlo diventare a mia volta mi terrorizzava, all’inizio sono andata per tentativi”. 

Per Barbara Alberti, “nel 90% dei casi i bambini pagano un prezzo pazzesco. Ci sono casi in cui il padre o la madre si innamorano di qualcun altro e si separano, in questo caso ho visto bambini esterrefatti, sconvolti, addoloratissimi, di dovere, dopo tre mesi, dormire a casa di quella che per lui è colei che gli ha rovinato la famiglia. Questo è il punto. Quando ci sposiamo sappiamo bene che possiamo divorziare, ma quando nascono i bambini non gli spieghiamo che un giorno potremmo divorziare anche da loro. Pretendiamo troppo dai bambini. Bisognerebbe darsi il tempo perché altrimenti tutta questa franchezza è un predominio sfacciato degli adulti. Più ci occupiamo dei bambini, li soffochiamo, e meno li vediamo come sono veramente. C’è un mare di dolore dietro queste cose”. 

“Un uomo sposato è una gatta da pelare, continua Barbara, ci vuole un amore immenso. La famiglia oggi la vedo disgraziata, la condizione dei bambini oggi credo sia tremenda, non sono mai stati così sorvegliati come adesso. Noi bambini di una volta, senza la tecnologia di oggi, eravamo liberi, si svoltava l’angolo ed eravamo padroni del nostro mondo. Oggi le madri stanno addosso ai figli, li vogliono controllare in tutto. I bambini hanno bisogno di aria, e non gli si insegna più la scienza del sogno, è diventato tutto materiale”. 

di Sonia D’Agostino, fonte: Io Le Donne Non Le Capisco