In situazioni analoghe si dovrebbe andare davanti ai microfoni e rassegnare le dimissioni, mettersi da parte perché la sconfitta ha dei responsabili chiari…

Patetica Juventus. Sconfitta dal Benevento. Malinconicamente fuori dallo scudetto dopo nove anni di dominio. Giusto l’epilogo contro una squadra non di prima qualità ma affamata come si deve, a differenza delle mollezze bianconere, un gruppo sfiduciato, senza idee, senza sangue, senza gioco.

C’era ancora qualcuno che pensava a una rimonta juventina. C’era ancora qualcuno che riteneva che con il Chelsea, sorteggiato in Champions contro il Porto, questa Juventus c l’avrebbe fatta. Ignorano la cronaca della Juventus attuale, cronaca che diventa storia per la vittoria del Benevento di Pippo Inzaghi.

Ovviamente si dirà, scriverà di un rigore non fischiato a favore della Juventus ma attaccarsi a un episodio per spiegare o giustificare una prestazione balorda sarebbe un alibi che non fa parte della tradizione. Tradizione che è saltata in aria oggi ma era già stata smascherata contro il Porto.

In situazioni analoghe si dovrebbe andare davanti ai microfoni e rassegnare le dimissioni, mettersi da parte perché la sconfitta ha dei responsabili chiari, i calciatori, tutti, partendo dallo sciagurato Arthur al resto della brigata sconclusionata e massa in campo in modo assurdo da Pirlo che non sa leggere lo sviluppo di una partita e allora ha piazzato tre uomini a sinistra, Bernardeschi sul quale ho esaurito aggettivi, sostantivi, verbi, avverbi e davanti a lui Rabiot, gigolò apallico e Chiesa sgonfiatosi con il passare dei minuti.

Pirlo ha atteso una vita per cambiare qualcosa ma l’eventuale pareggio non avrebbe cambiato di una virgola il quadro totale, tra coppa e campionato. Ovviamente il minculpop bianconero parlerà della prossima finale di Coppa Italia. Meglio sarebbe tacere e pensare al futuro.

Tutto questo non deve far passare in secondo ordine il Benevento e Inzaghi, portano via la vittoria e un pezzo di storia.

Tony Damascelli