Un’altra doccia fredda. E’ un momento drammatico per bar, ristoranti, aziende e microimprese che passeranno a partire da questo lunedì in zona rossa. Tradotto: chiusura improvvisa, senza se e senza ma per le attività ricreative di Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Piemonte, Veneto, Marche, Molise, Puglia. Un duro colpo per una parte rilevante dell’economia nazionale, che grida vendetta nei confronti di regole che vedono altre attività restare aperte senza un apparente motivo, o per lo meno senza che qualcuno faccia finalmente chiarezza.
Non è tuttavia una sorta di guerra tra lavoratori che vuole alimentare il Direttore di FIPE Confcommercio Luciano Sbraga, “la gente in zona rossa si sposta per motivi nobili, cioè il lavoro“, precisa a ‘Lavori in Corso’. Quello che tanti titolari di attività dalle saracinesche abbassate si chiedono è: perché proprio noi?
Perché essere considerati capri espiatori di un contagio che, con ogni probabilità, continuerà a circolare anche dopo le chiusure?
Ascoltate il duro sfogo di Luciano Sbraga a ‘Lavori in Corso’.
“E’ la prima volta che si passa direttamente dalla zona gialla alla zona rossa. A me pare che il Lazio sia sotto la soglia dei 250 positivi ogni 100mila abitanti, inoltre come dice il Professor Maruotti che è uno statistico, l’indice Rt va preso con le pinze perché bisogna capire di che cosa si parla, come funziona. Se un ordinario di statistica insieme ad altri colleghi di pari livello dicono che qualcosa non funziona dobbiamo credergli.
Questo colpo in cui mezza Italia passa in zona rossa addirittura con il salto carpiato dal giallo al rosso lascia veramente sorpresi ed esterrefatti.
Va anche detto che questi sono dei finti lockdown, perché cosa stanno chiudendo? Centinaia di migliaia di persone si muovono ogni giorno per raggiungere i posti di lavoro. Qui hanno chiuso soltanto bar, ristoranti, teatri e cinema. Il resto è tutto aperto.
Non stanno chiudendo, questa è una finzione.
Se noi continuiamo a caricare di responsabilità bar e ristoranti non perché sono luoghi di diffusione del contagio ma per limitare la mobilità, noi sovraccarichiamo di responsabilità un settore con risultati non incoraggianti, perché galleggiamo da cinque mesi con le misure restrittive.
Nelle zone arancioni le uniche attività che vengono chiuse sono bar e ristoranti: perché allora poi si passa in zona rossa? Perché dalla zona arancione o gialla alcune regioni passano in bianca e altre vanno in arancione quando cambia soltanto l’apertura di bar e ristoranti? Evidentemente non è quello il problema.
Non è possibile che il binomio salute-economia non valga per questa aziende, ma valga per altre che non hanno mai chiuso un giorno dove ci son migliaia di persone che si muovono?“