Le chiusure non hanno logica ▷ “Indice Rt pieno di errori: non ha nessun senso per la statistica”

La statistica è una scienza esatta, ma occorre innanzitutto esercitare molta precisione e sapere bene quali armi usare al momento opportuno: un po’ come per tutto ciò che riguarda la libertà delle persone, quando si parla di epidemia.
Il problema è che le chiusure delle regioni dipendono intrinsecamente dalle statistiche, e se queste – come nelle equazioni – hanno premessa sbagliata, rischiano di essere invalidati tutti i risultati.
E’ il caso dell’uso dell’indice Rt, che misura quante persone possono essere contagiate in media da un solo soggetto: nel Lazio la soglia presunta critica è stata superata, la regione è quindi pronta a tornare in zona rossa a partire da lunedì insieme a Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Veneto, Marche, Molise, Puglia.

Ma che ne è delle zone rosse localizzate nei comuni?
Con quale precisione vengono attualmente calcolati questi dati?
A ‘Lavori in Corso’ ci ha detto di più il Professor Antonello Maruotti, docente ordinario di Statistica all’università LUMSA. Ecco l’intervista ai microfoni di Stefano Molinari e Luigia Luciani.

I punti sono essenzialmente 2, uno più tecnico che riguarda il calcolo di questo indice ormai famosissimo che si chiama “Rt”, ed un altro che riguarda la situazione che noi stiamo vivendo da circa due-tre settimane qui nel Lazio.
Ricordiamo che Rt è un parametro di un modello molto complesso che va stimato. Da statistico la prima cosa che insegno ai ragazzi è che non esiste un modello valido in tutte le occasioni: ogni modello ha senso se sono verificate alcune condizioni.
Ebbene, l’indice Rt per come viene calcolato dalla Fondazione Kessler per conto dell’Istituto Superiore di Sanità ha una serie di buchi dal punto di vista metodologico. Le assunzioni, le condizioni alla base del modello non vengono verificate, questo fa sì che la stima puntuale di Rt non abbia nessun senso.

Rt è un indice molto importante in epidemiologia, ci dice l’andamento dell’epidemia. Utilizzarlo per definire i livelli di rischio è del tutto inappropriato, tanto più se sbagliamo a calcolarlo. Questo è il primo punto.

Il secondo punto riguarda l’andamento dell’epidemia nel Lazio. Nelle ultime due-tre settimane non c’è stato un peggioramento così grave rispetto alle due settimane precedenti tali da giustificare un passaggio da giallo a rosso durante questa settimana. Tanto più, abbiamo visto che nel frusinate ci sono stati problemi legati all’epidemia e immediatamente la Regione è intervenuta chiudendo la provincia, che è quello che va fatto in questo momento. Bisognerebbe ragionare a livello provinciale, se non addirittura comunale. Noi ricercatori indipendenti però purtroppo non abbiamo dati a livello provinciale per cui possiamo fare delle analisi statistiche avanzate.
Spero che chi prende le decisioni abbia informazioni più approfondite, anche se il sistema dei colori per le regioni sembra essere quello predominante. Sembra non ci si possa discostare da questo sistema.

Arrivati a un anno dall’inizio dell’epidemia non avere dati che ci consentano di chiudere in modo tempestivo laddove necessario è molto grave. Noi stiamo rincorrendo l’epidemia. L’indice Rt che ora ci porta in zona rossa non è quello di questa settimana: fa riferimento a due settimane fa, a una situazione che noi già abbiamo vissuto perché c’è stato un incremento dei casi nella provincia di Frosinone e anche leggermente in altre province. Quindi noi non interveniamo per mettere un freno a quest’espansione dell’epidemia, infatti noi vedremo che nella prossima settimana gli indicatori scenderanno perché la zona di Frosinone è stata chiusa tempestivamente.

Ci sono molte problematiche statistiche che noi abbiamo pubblicato sul Journal of Medical Virology con alcuni colleghi. Quindi qual è il problema di Rt: loro prendono dei dati, li passano dentro una funzione statistica (un software), si prendono l’output e non verificano se le condizioni per cui Rt può essere validato sono soddisfatte.
Il codice per calcolare l’Rt l’hanno reso disponibile: noi così ci siamo accorti che non poteva funzionare. Ci sono una serie di problematiche che da statistico mi chiedo come non siano state corrette dopo un anno.
Prendere delle decisioni sui livelli di rischio con l’indice Rt è fuorviante, è un uso improprio di uno strumento utilissimo che ci dice come evolve l’epidemia
“.