Premessa doverosa: queste righe vengono scritte prima di Roma – Milan; nulla hanno dunque a che fare col match dell’Olimpico e sono valide in ogni caso: sia che Ibra nel frattempo abbia messo a segno una tripletta, sia che la sua prestazione si sia rivelata deludente o dimenticabile.
Qualcuno potrebbe eccepire: che bisogno c’è di una precisazione del genere? Beh, visto l’elevato numero di sciocchini che affollano il web, c’è bisogno eccome.

Dunque, i fatti: lo svedese si permette di criticare le prese di posizione in ambito sociale – non politico, come erroneamente dice Ibrahimović – di LeBron James, affermando che un individuo di successo dovrebbe limitarsi a eccellere nel proprio campo e basta, senza mai esprimere un parere sul mondo che lo circonda. Come se non fossero mai esistiti Jesse Owens, Muhammad Ali, Damiano Tommasi e lo stesso Diego Maradona, in ordine sparso.

Per tutta risposta, nella solita maniera a un tempo efficace e apprezzabile, la star dei Lakers fa sapere che prima come individuo, poi come personaggio noto a livello planetario, non lesinerà mai il suo impegno per l’uguaglianza, la giustizia sociale, il miglioramento delle condizioni di vita di una umanità tuttora “diseredata” e senza voce, della quale lui vuole continuare a essere il “megafono”, la prestigiosissima e influente cassa di risonanza.

Dubbi su chi abbia tutte le ragioni, peraltro avendole sapute ribadire con chiarezza e su chi, invece, abbia perso un’occasione per tacere? Crediamo di no.
A meno che tra i nostri lettori non ci sia, ma siamo convinti del contrario, chi ancora pensa che lo sportivo di successo debba ancora essere quello che si limita a dichiarare: – Abbiamo mosso la classifica – o, come quel fantomatico ciclista: – Sono contento di essere arrivato uno…

Paolo Marcacci