L’uomo dietro la maschera. E Gianmarco Tognazzi ne ha dovuta indossare una particolarmente impegnativa di recente, forse più per il pubblico, che per il personaggio da raccontare: un poliedrico e tormentato Luciano Spalletti è nato dalla sua interpretazione in “Speravo de morì prima”, la serie dedicata a Francesco Totti e focalizzata sugli ultimi anni della vita calcistica del Pupone, in cui Tognazzi svolge il ruolo dell'”antieroe”.
Una storia talmente evocativa che si è rovesciata persino sugli attori che ne mettono in scena il ricordo, perché sono piovute le lodi, ma anche le critiche (degenerate talvolta in insulti) sia nei confronti di Tognazzi-Spalletti che di Castellitto-Totti.
I commenti dei social però non scalfiscono il più grande risultato: l’approvazione in toto di Totti, che ha detto di aver apprezzato la serie e le performance degli attori.
E per quanto riguarda Spalletti? Tognazzi ci ha detto di più a ‘Lavori in Corso’.

Su Spalletti

A me non è antipatico in generale. Capisco che ai tifosi della Roma non sia rimasto simpatico nella sua esperienza, quella che poi viene raccontata nella serie. La cosa che ci tengo a dire è che la serie non è quello e basta. La serie è tanto altro di più e, fortunatamente, il pubblico se n’è accorto. Poi capisco che a livello giornalistico puntare il dito solo su quella questione è la cosa che fa più comodo, però si è visto notevolmente che la serie parla di rapporti interpersonali. Per me è stato un grande gesto di generosità quello di Totti di volersi raccontare, di raccontare il suo punto di vista e, non solo, avallare in toto di essere reinterpretato da Pietro Castellitto che, pur non assomigliandoli, secondo me ha saputo ridare quelle che sono le caratteristiche umane e anche autoironiche di Francesco Totti“.

Le critiche

La discussione va benissimo. Si fanno le cose anche per discuterne. Ma un conto è farlo con delle regole d’ingaggio e un conto è invece l’illusione che danno i social, e non riguarda questa serie ma in generale la nostra società dove uno pensa che, siccome ha il diritto di scrivere, ha il diritto di scrivere su chi vuole e passare dalla critica all’offesa senza passare dal via come al Monopoli. Non funziona così. O meglio, purtroppo funziona così perché questo è quella che è l’illusione. La divergenza di opinioni e gli sfottò sono belli. Però l’ho visto sui calciatori direttamente, ci si prendono delle libertà che vanno oltre.

Il mio Spalletti antipatico? Non è una questione di antipatia, ma di atteggiamento. Io devo rappresentare questa storia, che è quella del punto di vista di Totti. Quindi non è necessariamente una realtà totale. Se avessi dovuto raccontare il punto di vista di Spalletti, avremmo raccontato gli stessi eventi con un punto di vista diverso“.

Lo Spalletti nascosto

Io mi sono potuto avvicinare a questa vicenda non emotivamente coinvolto, come può essere un tifoso, perché non ho vissuto quella vicenda in maniera diretta, cioè lo scontro tra i due. Perciò ho approfondito il credo calcistico, ho visto la storia che veniva raccontata e ho cercato comunque di mettere, per mia deduzione, in Spalletti, un filo conduttore che era il disagio. Il disagio di dover tornare in una piazza che è comunque una piazza difficile, soprattutto se ci ritorni dopo che hai avuto una buona esperienza. Di dover affrontare un gruppo e una società che sono nuovi rispetto a quello che avevi prima. Di trovarti in un rapporto che si è chiuso prima in una maniera controversa e non del tutto chiara tra i due e riprendere in mano un giocatore che ha 5-6 anni più. Perciò il disagio di dover prendere delle decisioni è tutto quello che io ho potuto mettere a servizio del filo conduttore di Spalletti, senza entrare nel merito di chi avesse ragione e di chi avesse torto“.

“Mi aspettavo autoironia”

Ho accettato subito il ruolo, perché ogni volta che c’è una sfida che mi mette di fronte a una difficoltà è la cosa che mi dà lo stimolo per portare avanti il mio hobby.
Avevo già affrontato l’argomento calcio a Roma con “Ultrà” 30 anni fa e già sapevo che si sarebbero create delle polemiche. Ho vissuto a Roma 25 anni, i miei più cari amici sono tifosi della Roma, conosco le difficoltà della piazza. Mi aspettavo un minimo di autoironia da parte del romano, così come ce l’ha Francesco Totti, ma evidentemente su questo argomento è difficile fare ironia e cercare di stemperare perché, per alcuni, questa situazione è ancora legata al dito
“.