Prima dello scoppio della pandemia di indice Rt non si era mai parlato. Nessuno si era posto il problema dell’esistenza di un “indice di contagio” prima di allora. Eppure, oggi, è proprio da quel numerino, come lo chiama il Prof. Enrico Michetti, che sembrano dipendere le nostre vite. Sulla base di esso, infatti, vengono stabiliti lockdown, chiusure e colori.
Di fronte a una situazione di emergenza sembra che affidarsi ai numeri sia l’unica soluzione per uscirne fuori. Ma è davvero così?
Secondo il Prof. Michetti la risposta è no: “Valutare soltanto un indicatore che proviene da un algoritmo significa valutare una parte assolutamente marginale dell’intero contesto – spiega – questi strumenti dovrebbero essere ausiliari alla decisione, non sostituirsi al decisore. Il decisore deve essere sempre politico!”
La questione insomma è chiara: per bloccare un paese sono molti di più i parametri che dovrebbero essere messi in gioco. Perché come sostiene il Professore, “a prescindere dalla pandemia c’è un paese da portare avanti”. Ecco cosa ha detto in diretta in questa intervista di Stefano Raucci.
“Per fermare una città come Roma che ha più aziende d’Italia oltre ad avere tutti i ministeri e tutto ciò che gravita intorno all’azione amministrativa, prima di fermare un’economia di questo tipo bisognerebbe pensarci non una ma cento volte. Se il calcolo è un numerino… Un Rt… Mi sembra francamente insufficiente un algoritmo di natura sanitaria quando per fermare una città bisognerebbe conoscere ben altri indici e ben altri indicatori. Quindi qualche dubbio francamente mi viene.
Che in questo paese si sia fatta poca ricerca sulla cura, che non si sia creata una regia per coordinare la cura, che ci si sia dedicati quasi esclusivamente all’attesa del vaccino, questo è un fatto scontato ed è l’aspetto più deteriore di una gestione della pandemia direi un po’ superficiale.
Valutare soltanto un indicatore che proviene da un algoritmo significa valutare una parte assolutamente marginale dell’intero contesto. Ecco perché le decisioni non si affidano a questi strumenti che dovrebbero ausiliare la decisione, non sostituirsi al decisore. Il decisore deve essere sempre politico, deve essere colui che ha sensibilità dei processi, di ciò che gli si para dinanzi. E deve prendere la decisione che calzi a guanto a quella circostanza, non in ragione di un numero. Non si può essere schiavi di un numero, il numero come altri indicatori è ausiliare alla decisione.