Il Premier Mario Draghi non ci sta, e sull’andamento del piano vaccinale striglia le regioni. A dirla tutta, prima dà le buone notizie in Senato, portando acqua al mulino dello Stato sulle somministrazioni dei vaccini più che raddoppiate a marzo “nonostante il blocco di AstraZeneca”, poi però arriva la strigliata alle regioni: “Persistono purtroppo importanti differenze regionali, che sono molto difficili da accettare“.
I Presidenti delle regioni, dal canto loro, richiedono più dosi e, in qualche caso, rispondono di aver operato nei tempi e nelle disposizioni che si sono ritrovati ad affrontare.

Come Marco Marsilio, Presidente della regione Abruzzo, che non le ha mandate a dire al Premier.
Cosa divide i due? Il Governatore non crede alla totale mancanza delle regioni, parla piuttosto di un concorso di colpa con lo Stato.
Sentite cosa ha detto a “Lavori in corso”.

“E’ evidente quello che sta accadendo da mesi: gli Stati nazionali si sono fidati di un contratto fatto, attraverso l’Unione Europea, di fornitura di vaccini. A un certo punto ci hanno fatto anche accelerare, anticipando la data di inizio al 27 dicembre per essere pronti. Poi, improvvisamente, ci comunicano che non ci sono i vaccini disponibili. Abbiamo dovuto fare scorte per evitare di non fare il secondo richiamo e lì è iniziato il tiro al piccione. Come si fa a programmare se ogni settimana non sappiamo quante dosi avremo per quella successiva?

In tutto questo quadro l’ultima ruota del carro sono le Regioni. Non stipulano i contratti, l’unica cosa che devono fare è vaccinare. Vacciniamo, almeno per quanto riguarda la mia regione, più del 90% delle dosi già ricevute. L’Abruzzo in particolare, come dimostrano i dati statistici, ha ricevuto meno dosi in rapporto alla popolazione rispetto al resto d’Italia.

L’accusa di Draghi all’inefficienza dei Presidenti di regione? E’ stato veramente infelice e ingeneroso come passaggio. La nostra è la posizione di chi applica nella sostanza il principio della leale collaborazione istituzionale. Io penso che se il Governo ha delle rimostranze da fare nei confronti di qualcuno allora debba fare nomi e cognomi. Ci è stato detto di fare alcune categorie, tra queste anche una categoria molto generica, indefinita, quella dei servizi essenziali, che è stata una sciagura di settimane. Perché ditemi quale categoria non si è sentita servizio essenziale. Non è che l’hanno scelto le regioni: è stato un errore di Arcuri quello di indicare i servizi essenziali. Tant’è che nel nuovo piano di dieci giorni fa aggiornato dal Governo questa categoria è sparita.

Le dichiarazioni di Draghi su AstraZeneca? Io non pretendo di dare lezioni a nessuno. Quando ti trovi di fronte a multinazionali che hanno firmato quel tipo di contratti e che magari, anche per ragioni oggettive di difficoltà di produzione non hanno avuto la capacità produttiva di reggere il passo. Non credo che possa essere accusata più di tanto AstraZeneca, ha firmato contratti a prezzo di costo, molto più etici di altre multinazionali. E’ una situazione difficile”.