Il modello Svezia continua a stupire. Nessun obbligo, solo raccomandazioni e libertà di scelta: questi i capisaldi dell’azione svedese in contrasto all’emergenza da covid-19. Un approccio diametralmente opposto rispetto alle imposizioni e restrizioni applicato quasi in tutto il resto del mondo, Italia compresa.

In una normale giornata svedese la situazione è pressappoco la seguente: strade affollate da cittadini non obbligati a mantenere le distanze e a indossare le mascherine, negozi aperti tutto il giorno, nessuna caccia all’untore da parte degli uomini in divisa.

Uno “swedish way of life” che in questi giorni sta imparando a conoscere anche la giornalista Angela Camuso, partita direzione Stoccolma per “scappare dalla situazione depressiva che stiamo vivendo in Italia”. Queste le sue testuali parole pronunciate in diretta con Fabio Duranti e Francesco Vergovich in collegamento direttamente dalla Stoccolma insieme a un’amica, la svedese Stina.

Ecco la loro a testimonianza a “Un Giorno Speciale”.

Camuso: “In Svezia non c’è questa paura generalizzata”

“Sono scappata dall’Italia qualche giorno. Sono scappata da questa situazione depressiva che stiamo vivendo. Le persone camminano tranquillamente senza mascherina sia all’esterno che all’interno. C’è qualcuno che ce l’ha, ma è su base volontaria. Ma nessuno obbliga, non ci sono poliziotti che ti inseguono. Nessuno è imbavagliato, siamo tutti a volto scoperto.

La situazione qui è completamente diversa. Io sono stata a sciare, gli impianti erano aperti, i ristoranti sono aperti, sono aperte le palestre.

C’è una maniera di affrontare la cosa con estrema razionalità. Non c’è questa schizofrenia, questa paura generalizzata che ormai sembra aver colpito la maggior parte della nostra popolazione in Italia. Addirittura quando ero a sciare il virus sembrava qualcosa di molto lontano. Nulla a che vedere con la situazione che stiamo vivendo noi. Non c’è coprifuoco, Non c’è nulla”.

Stina: “Mai stata male, anche se sto tutto il tempo in mezzo alle persone”

“Noi rispettiamo le regole ovviamente, ma pensiamo che il lockdown non serve. Se io mi sento male e credo di avere il Covid, io rimango a casa per due settimane per la sicurezza e vedo come sto. Questo è ovvio, ma io non è che devo portare la maschera, dipende anche dove lavori. Non è possibile lavorare con le maschere tutto il giorno e poi è il cliente in negozio che decide la distanza che vuole prendere.

In Svezia la gente vuole sapere la durata delle misure prese dal Governo. E poi credo che la Svezia è stata criticata perché le altre nazioni come l’Italia che hanno fatto un lockdown così lungo non posso più tornare indietro. Non possono dire ‘ci siamo sbagliati’. Io non incontro i miei genitori, non li vedo per un fatto di rispetto. Io voglio che non si ammalano.

Io non metto la mascherina, anche perché un po’ mi dimentico. Ma non sono stata male, sono stata tutto il tempo in mezzo alle persone. Forse è un caso raro, ma credo che tanti ascoltano le indicazioni del Governo. Hanno fatto la prova di aprire le scuole, hanno vista che la curva del virus si era alzata, allora hanno detto state attenti e forse dobbiamo rimettere gli studenti a distanza.

Adesso se ti senti male puoi fare il drive-in test con la macchina, oppure puoi rimanere a casa e qualcuno viene a farti il test. Hai una data, c’è una persone che arriva e poi se ne va. La risposta arriva il giorno dopo o due giorni dopo, così sai se hai il virus o no e poi continuare a lavorare. Le persone non riescono a non rimanere a casa a non lavorare perché così tutto fallisce”.