Novità importanti, a tal punto da condizionare le nostre vite, emergono da uno studio realizzato dall’Università di Padova e dall’Imperial College di Londra: l’immunità da Covid durerebbe almeno 10 mesi. Il risultato è il frutto di una ricerca condotta sulla popolazione di Vo’ Euganeo, il Paese del Veneto che ricorderete perché è stato il primo insieme a Codogno a essere dichiarato zona rossa ormai oltre un anno fa.

Tra i promotori della ricerca, in fase di revisione da parte del comitato scientifico della rivista Nature, c’è il professor Andrea Crisanti. Il direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova è intervenuto ai microfoni di Luigia Luciani e Stefano Molinari per spiegare nel dettaglio la rilevanza di questa scoperta.

Ecco l’intervista al Prof. Crisanti a “Lavori in corso”.

“Le persone che si sono infettate all’inizio di febbraio, dopo 10 mesi avevano ancora gli anticorpi. E alcune di queste persone avevano addirittura anticorpi in aumento, quando li abbiamo misurati a novembre. La ragione è che molte di queste persone che avevano gli anticorpi in aumento erano state in contatto con persone infettate durante la seconda ondata. Non si sono ammalate e invece di ammalarsi hanno aumentato la quantità di anticorpi. La cosa importante è questa: indipendentemente dalla quantità di anticorpi non si sono ammalate

Ai fini della campagna vaccinale io penso che le persone che sono guarite dal covid non hanno la necessità di precipitarsi a vaccinarsi: possono tranquillamente aspettare dai sei ai nove mesi e quando avremo più risultati tra poco potremo anche dire se dopo 15 mesi gli anticorpi perdurano e se questi anticorpi sono ancora protettivi. In Italia ci stanno tante persone che si sono infettate, perlomeno un cinque milioni di persone. Tutte queste persone anche se hanno pochi anticorpi potenzialmente sono protette. Quindi non consiglio di farsi venire l’ansia se devono aspettare qualche mese per fare la vaccinazione.

Il vero problema è diminuire la letalità dell’infezione. Se si diminuisce la letalità dell’infezione, proteggendo le categorie di persone anziane, di fatto diminuisce anche l’allarme sociale e l’accettabilità sociale di questa situazione. Il vero problema è che non si può andare avanti a 500 morti al giorno.

Il nostro studio diventerà ufficiale tra pochissimo e poi lo seguiremo per due-tre mesi proprio per avere una visione in anticipo di quello che succederà”.