Chi è il vero Mario Draghi? Sono in tanti a chiederselo mentre l’Italia rimane con il fiato sospeso in attesa di un nuovo governo, di un nuovo programma e, soprattutto, di nuove disposizioni circa ciò che si potrà e non si potrà fare in questa fase della pandemia.

È l’uomo del whatever it takes per l’euro o davvero, come si dice, è un uomo nuovo che metterà in campo tutte le forze necessarie per salvare il paese?

Il dibattito sulla questione è acceso. I partiti sembrano dare quasi all’unisono manforte alla seconda versione e questo, anche a costo di perdere consensi pare, solo “per il bene del paese”. Il filosofo e saggista Diego Fusaro si posiziona invece tra quelli che non credono alla versione “nuova” di un Mario Draghi misericordioso e salvatore della patria.

Il perché lo ha spiegato in questa intervista di Francesco Vergovich e Fabio Duranti. Ecco cosa ha detto in diretta a ‘Un giorno speciale’.

“Ancora una volta in nome dell’emergenza sanitaria vengono sospese quelle che dovrebbero essere le normali procedure democratiche. Il non detto è che se la pandemia dovesse continuare o se dovessero sopraggiungerne di nuove non si dovrebbe mai più votare. Questo è ciò che ne traiamo.

Arriva il super tecnico Mario Draghi il cui programma è sotto gli occhi di tutti, anzi era stato stilato addirittura nel ’92, ed è un programma di liberalizzazione completa, svendita di beni pubblici nazionali a cui poi si aggiunge la digitalizzazione del paese che vuol dire sostituzione dei rapporti reali con rapporti digitali.

Basta scorrere il curriculum di Mario Draghi per capire che è un uomo saldamente dalla parte dell’ordine finanziario, come bene ha detto Varoufakis recentemente: è un uomo che risponde al sistema finanziario egemonico, ogni patriota dovrebbe opporsi a Mario Draghi.

Appare ora evidente la farsa del conflitto inesistente tra destra e sinistra: sono due poli di un unico ordine liberista imperante. Dobbiamo immaginarci l’aquila del neoliberismo con la testa di Mario Draghi e le due ali, destra e sinistra, che compattamente giovano al volteggiare nel cielo dell’aquila neoliberista. Più che un’aquila direi uno sparviero pronto a precipitarsi sul corpo inerme dell’Italia e a smembrarlo senza pietà”.