Una nazione che trasuda storia da tutti i pori, da ogni singolo architrave dei suoi infiniti monumenti. Una nazione che ha dato i natali a artisti che continuano e continueranno a vivere nella storia. Una nazione che ha generato la culla della civiltà che ha vissuto il suo tripudio nell’impero romano.
Una nazione che conta le biodiversità più estese, i musei più belli, le eccellenze culinarie migliori, le invenzioni più brillanti: una nazione che anche nei secoli bui ha saputo fare della cultura la sua luce.

Molto altro si potrebbe dire dell’Italia, non basterebbero due righe, un discorso, o una Divina Commedia intera per avere una descrizione esauriente; ma in anni duri come questo è utile fare un riassunto, perché nulla c’è di meglio per riprendersi il futuro che ricordare il passato, come ha ricordato in diretta il prof. Enrico Michetti con il suo eloquio da brividi.

Oggi la politica la possono fare tutti, il che significa che non la fa nessuno. La politica oggi ha bisogno di esperienza, ha bisogno di qualità, di risultati raggiunti in sede curricolare, ha bisogno di persone che non siano in vendita, e per non essere in vendita tu comunque devi avere un lavoro, perché se un domani ti vogliono imporre un indirizzo che non condividi, quella poltrona non può essere questione di vita o di morte e magari torni a fare il disoccupato.
A quel punto sei ostaggio e non più libero di decidere nell’interesse del mandato che hai ricevuto. Quindi bisogna capire chi può fare politica: deve essere comunque una persona libera, e per esserlo ci deve essere un concetto materiale, tangibile della tua libertà.
Se in occasione di una decisione ti dicono “o fai così o vai a casa”, devi essere libero, altrimenti tu quella decisione l’hai già firmata. In quella scheda quindi c’è solo un simbolo: quello che ti garantisce la sopravvivenza.

Noi siamo il più grande paese del mondo da sempre perché l’Italia è fatta di un rigoglio continuo, di esperienze, di diversità. Abbiamo la possibilità di intercettare delle sfumature che hanno fatto sì che Firenze fosse diversa da Pisa, che Pisa fosse diversa da Genova, che Genova fosse diversa dalla Serenissima, e la Serenissima dalla grande Venezia.
A Roma c’era qualcosa di unico al mondo. E poi Napoli, la città più popolosa che avevamo fino al ‘400 era un faro per il sud. Eravamo tanti piccoli Stati, è vero, ma con sfumature, eleganze, stili diversi; e tutto il mondo si concentrava in quelle quattro-cinque città che costituivano il vero patrimonio culturale mondiale.
E’ di questo che noi possiamo godere per rilanciare questo paese nel mondo e per compiere quel disegno che è alla base della Costituzione: il pieno sviluppo della persona umana. Ma lo si ottiene soltanto esaltando la nostra civiltà
“.