Nonostante le smentite, nonostante i cosiddetti fact checker che hanno provato a falsificare anche questo, ovvero che esiste una terapia domiciliare anti-Covid e che la tachipirina abbassa i livelli di glutatione, e quindi in realtà risulta essere inutile – quando non dannosa – per il Covid, il presidente dell’AIFA Giorgio Palù segue i consigli di centinaia di medici che hanno curato altrettanti pazienti con risultati strabilianti e un’ospedalizzazione bassissima.
Il protocollo a base di “tachipirina e vigile attesa” secondo cui nessun medico di base doveva assistere, se non telefonicamente, il paziente affetto da coronavirus è in via di cambiamento. Lo testimonia anche l’Ordinario di Farmacologia dell’Università di Urbino Piero Sestili, in una recenti intervista a “Il Resto Del Carlino”, riportando come le indicazioni per curare – e salvare – pazienti a casa siano state segnalate al Ministero da aprile (ma senza alcuna risposta).

Una volta per tutte dunque Giorgio Palù può finalmente sollevare la questione; se davvero fosse confermata la versione dei medici che si sono opposti al protocollo sin dagli albori della pandemia sarebbe un punto di svolta importante per la cura del Covid: basterebbe intervenire con tempestività sull’infezione. E chissà che ne sarebbe dopo dei vari lockdown e coprifuoco.
Di questo hanno parlato il Professor Enrico Michetti e Fabio Duranti in diretta a ‘Un Giorno Speciale’.

Duranti: “Tachipirina e vigile attesa: una ricetta di morte”

Non si può giustificare quella che nella migliore delle ipotesi si chiama incapacità della burocrazia, del Governo e dei cosiddetti comitati tecnici. Noi la chiamiamo incapacità perché siamo buoni, per non voler considerare altre ipotesi; ma di fronte a un’incapacità così appalesata, così evidente, cosa vuoi che ti dica uno che era corresponsabile in quanto viceministro?
Che hai ragione? E’ chiaro che tenta di sfuggire. Allora se tu hai scoperto un fatto reale e ragionevolmente da condannare, di che cosa stiamo parlando?
Ci sono delle cose talmente chiare da vedere che aprirne una discussione significa prendere per il c*lo la gente!

Il relativismo è ciò che sta facendo vincere il male. Tu dici una cosa e ti dicono che è vero anche il contrario, se uno dice “a” dobbiamo trovare anche qualcuno che dice “b”, sennò non siamo corretti. Se qualcuno dice che il sole sorge a est, dobbiamo trovarne uno che dice che sorge a ovest?
Ma cosa dici? Ci sono delle cose che sono ragionevolmente incontestabili, e poi ce ne sono altre che sono confutabili: dobbiamo iniziare a fare una distinzione.
Il concetto del “tachipirina e vigile attesa” che è stato emanato dal ministero è una ricetta di morte, lo abbiamo detto mille volte e adesso finalmente l’ha detto anche Palù, presidente dell’Aifa, non un complottista. Lo ha rilasciato a tutti i giornali: quella è stata una misura dannosa!

Michetti: “Le restrizioni che ci impongono non hanno nulla a che vedere con la sanità”

Quando io sento prescrizioni che vengono adottate fideisticamente come dei dogmi solo perché vengono dall’OMS e sento a un anno dallo scoppio della pandemia che il rimedio unico nei confronti di questa patologia è un lockdown di un mese, penso che se i virologi esplicitano dei rimedi da caserma come mascherine, distanziamento, lockdown, che nulla hanno a che vedere col campo sanitario, allora non servono i virologi, non serve una laurea, non serve la scienza. Per dire “lockdown” basta un bambino di 5 anni, perché torniamo ad un’epoca ancestrale, dove l’uomo quando pioveva si rifugiava nella caverna.

La scienza invece ha fatto sì che quando piove noi riusciamo a fare tutto il resto grazie ai tergicristalli che ci consentono di porre rimedio agli effetti naturali che noi riusciamo a dominare.
La visione del lockdown è una visione ristretta, ossia relativa soltanto al suo campo di applicazione, perché una chiusura ha effetti devastanti sul piano economico, sul piano sociale, sul piano scolastico, per cui quando si adottano misure di questo tipo bisogna tenere in equilibrio tutti gli altri aspetti. Quando si adottano misure di questo tipo bisogna tenere in equilibrio tutti gli altri aspetti, ecco perché la decisione deve essere politica.

Credo che questi soggetti, che vedo tre-quattro ore in televisione, abbiano perso proprio il senso della loro attività, che dovrebbe essere un’attività di laboratorio, di corsia. Un’attività che in un momento di emergenza non ti dà tregua. Il ritaglio che hai per l circuito mediatico dovrebbe essere di qualche minuto“.