Primum vivere diede philosophari“; senza pane diventa difficile parlare di libertà, diremmo parafrasando il detto latino. Perché è di questo che si parla quando si fanno i grandi dibattiti sul lockdown o non-lockdown, sui negazionisti e gli affermazionisti, sulla libertà e la scelta di cederla. Sì, ma cosa mangeranno le migliaia di imprese destinate a fallire che a dicembre hanno sentito parlare l’attuale premier Mario Draghi di “distruzione creativa”: un’idea per cui sostanzialmente chi non ce la fa, va accompagnato alla porta.

Un progetto che, si potrebbe giustificare, è cinico perché un premier deve fare i calcoli e non può elargire assistenza a chiunque. Già, ma il caso vuole che fare impresa non sia così facile, e che lo sia ancor meno nell’epoca del coronavirus: un’epoca nella quale anche chi – tra le microimprese – si riteneva un’attività di successo e riusciva a far combaciare le entrate e le uscite a fine mese, è stato condotto al macello.
Troppo pochi gli aiuti dello Stato, abbondanti invece le chiusure che danno un tempo limitatissimo per rifiatare a ristoratori, palestre, piscine e chiunque non abbia i ricavi annui di Amazon e Facebook o delle grandi catene finanziarie.

Ecco dunque che cade anche il discorso del fallimento delle aziende italiane, che quindi dopotutto potrebbero recriminare di non meritare le chiusure progettate da Draghi a dicembre.

Abbiamo approfondito il discorso con l’economista Valerio Malvezzi e il Dottor Roberto Forte in diretta a ‘Un Giorno Speciale’.

Malvezzi: “Si realizza il progetto di Draghi: la distruzione creativa”

Col Governo Draghi non cambia quest’andazzo. Mi dispiace esprimere un’opinione in dissenso da tutti, ma lo ripeto ancora una volta: l’uomo politico Mario Draghi, rappresentato come un politico, in realtà è senior member del Gruppo dei Trenta, riceve una particolare menzione nell’ultima pubblicazione di dicembre, e da quando l’ho denunciato la scorsa settimana vedo che fortunatamente anche altri cominciano a dire che esiste quel documento che dice che bisogna permettere ad alcune imprese di fallire “permettendo a risorse e lavoratori di spostarsi”.

Ve lo dico: sono talmente privo di cultura e di conoscenza che io quando sento di parlare di diritto della libertà non so che me ne faccio. Ma sapete perché? Perché sono un pertiniano. Pertini dice: “La libertà è una grandissima cosa, ma è inutile parlare di libertà se la gente non ha da mangiare”.
Va bene il discorso della libertà, ho letto di giovani multati a Padova per aver dato una festa, e quello è il discorso della libertà. Ma lo sapete che ci sono 115mila imprese che rischiano di non riaprire?
Sapete che ci sono centinaia di famiglie che non hanno più da mangiare? Prima della libertà viene il diritto di avere un pezzo di pane.

Dopodiché sono perfettamente pronto anche a parlare di campi da sci, perché non essendo un virologo non capisco come faccia il virus a fermarsi nelle piste da sci e non in metropolitana.
Io dico però che qui abbiamo 115mila imprese, porco cane, che rischiano di chiudere. Sai perché non hanno chiuso? Perché hanno chiuso i tribunali, qualcuno lo deve dire questo! Chiedetelo al dottor Forte, hanno chiuso i tribunali quindi hanno fatto le proroghe dei debiti e non possono fallire. Ma io che insegno ad oltre 100 commercialisti so da loro che tutte queste imprese non riescono a riaprire perché non gli abbiamo dato i contributi a fondo perduto che la Germania ha dato. E perché non li abbiamo dati? Non perché i nostri ministri sono stupidi, ma perché si sono sentiti tirare la catena e gli hanno detto che non possono dare questi aiuti perché devono ridurre il debito pubblico.

Se non si affronta la madre di tutte le battaglie che è uscire da questa gabbia di matti che si chiama Europa e non si ritorna ad avere una roba che si chiama sovranità monetaria, noi continueremo a fare grandi discussioni ideologiche sulla libertà dell’uomo, ma poi le famiglie italiane non avranno il pane sulla tavola.

Roberto Forte: “Così è impossibile andare avanti”

Questa è una cosa che si sente sempre, tutti i giorni ormai. La paura dell’imprenditore è quella di non riuscire a mantenere la propria famiglia, anche nel caso che vi propongo di una pizzeria a conduzione familiare con due fratelli che devono mantenere moglie e figli.
Tra l’altro questo cliente mi ha detto che nel weekend c’è stato un boom incredibile di persone. La gente vuole tornare fuori a incontrarsi, ha il piacere di andare in un ristorante, ma sfortunatamente lunedì siamo tornati in zona arancione, quindi nella stessa situazione di prima coi soliti problemi. Diventa difficile fare impresa così.