E se quest’attesa quasi messianica del vaccino contro il Covid non fosse stata così necessaria?
Oltre gli ancora numerosi dubbi sui vaccini Pfizer e Moderna, cui probabilmente seguirà a ruota l’italiano Reithera, si va ad aggiungere una questione di fondamentale importanza che potrebbe far vacillare ancor di più gli scettici: siamo sicuri che il vaccino sia più efficace dell’immunità naturale?

Per immunità naturale intendiamo la prima linea difensiva nei soggetti non immunizzati. Si tratta del sistema di difesa più antico dell’organismo che è comune a tutti gli organismi pluricellulari, compresi gli insetti e le piante. Una difesa di cui è quindi dotato chiunque sia stato affetto da coronavirus, e che secondo il Prof. Rosario Leopardi, docente di virologia al Karolinska Institutet di Stoccolma, psichiatra e responsabile Covid di reparto dell’ospedale svedese, non sarebbe neppure paragonabile alla protezione – limitata – che offrirebbe il vaccino.

Insieme al virologo e alla psichiatra Martina D’Orazio abbiamo quindi risposto a un ulteriore interrogativo che scaturisce da tanti postulati scientifici ignorati nel dibattito attuale: perché tante ovvietà non vengono a galla?

L’intervista ai microfoni di Fabio Duranti e Francesco Vergovich.

Leopardi: “Vaccino e immunità naturale, ecco come stanno le cose”

Quello che osservo oggi è che il pensiero logico, cioè l’unica cosa a cui possiamo appoggiarci, è diventato molto debole.
Ci si fida molto poco di conclusioni incontrovertibili. Per esempio, io sono appena stato in contatto con un collega medico siciliano, una persona molto intelligente, che si è appena vaccinato per il covid circa un mese dopo averlo avuto! Cioè lui ha avuto il covid, ha l’immunità naturale che è molto meglio di qualsiasi vaccino esistente (perché non esiste vaccino che può dare più immunità).
Io gli ho appena mandato un messaggio dicendogli che all’esame di microbiologia lo boccerei.

Quello che sta succedendo è che la logica, la scienza, il dato, è stato sostituito da una psicosi e da una psicologia che dice: “Io devo legarmi al resto delle pecore. Il pastore mi dice che mi devo vaccinare? Io mi vaccino”.
Tu crei un’ansia generalizzata, di cui molti soffrono, e molte persone comunque non si sentono di andare contro la regola.
Perché io devo litigare con i miei amici o avere un conflitto col mio direttore dicendo che non mi vaccino perché sono già immune?
Eppure quella sarebbe l’ovvietà: nessun vaccino conferisce una protezione migliore dell’infezione stessa. Questo è un dogma della virologia: se uno non lo capisce è un incompetente.

Qualsiasi vaccino utilizza un pezzetto della strategia del virus naturale, inducendo un pezzetto più o meno grande dell’immunità naturale, ma mai tutta.
L’intera immunità naturale non può essere raggiunta da nessun vaccino.

D’Orazio: “La vera emergenza: l’analfabetismo funzionale”

Ci troviamo in una condizione di analfabetismo funzionale di fondo da parte dei cittadini. Si tratta di un’incapacità di comprendere e interpretare quello che si legge, perché se i cittadini avessero letto fin dall’inizio i dati di cui eravamo in possesso, ovvero che il covid crea problemi soltanto in una determinata fascia della popolazione e, per il resto, la popolazione in età da lavoro in giù è stata risparmiata, non si sarebbero potuti creare i presupposti di tutto quello che è accaduto.

Inoltre parlerei di un analfabetismo funzionale da parte dei medici, lo stiamo vedendo ora con i vaccini. Se sapessero leggere e interpretare il solo bugiardino di Pfizer non potrebbero propagandare questo vaccino come efficace e sicuro al 100%, semplicemente perché non siamo in possesso di dati sufficienti per poterlo dire. Basterebbe la trasparenza e tutto andrebbe molto diversamente“.