Ormai è passato quasi un anno dall’inizio dell’emergenza sanitaria ma il virus, a quanto mostrano i dati, sembra non voler mollare la presa. Il Coronavirus si è insediato nel nostro paese 10 mesi fa, portando con sé danni enormi in ambito sanitario, economico e, non da meno, anche sociale e psicologico.

Se all’inizio dello Stato di emergenza abbiamo visto una popolazione unita e solidale che, con il mantra di “Andrà tutto bene” è riuscita a superare la prima fase, oggi, al contrario, assistiamo a conflitti continui e stanchezza generale. Cosa sta accadendo? Usciremo da questo vortice di emozioni contrastanti? In che modo stanno affrontando questa situazione gli altri paesi?

A “Un giorno speciale” Francesco Vergovich e Fabio Duranti ne hanno parlato la Dott.ssa Martina d’Orazio, Medico e Psichiatria a Stoccolma, e con il Professore Rosario Leopardi, già docente di virologia al Karolinska Institutet di Stoccolma, psichiatra e responsabile Covid di reparto dell’ospedale svedese.

Dott.ssa Martina D’Orazio

“Se sta succedendo qualcosa? Io non credo stia accadendo qualcosa in questo momento, credo che sia già accaduto qualcosa. Non è un caso che si stia assistendo a questo tipo di reazione da parte della popolazione italiana.

L’Italia si è posta come laboratorio perfetto per la sperimentazione di una sorta di nuova tecnica di Governo importata da un sistema totalitaristico come quello della Cina. Il fatto che, da un momento all’altro, siano entrati nel nostro vocabolario termini come lockdown e coprifuoco, o restrizioni pesantissime della libertà personale e i cittadini e le istituzioni hanno accettato tutto questo senza battere occhio, deve spingere a chiederci se, effettivamente, prima dell’emergenza Covid noi vivessimo in una democrazia o se si potesse trattare altro. Di un qualcosa che ora sta gettando la maschera.

Perché questo è stato possibile in Italia, Europa e non in realtà diverse come la Svezia? Il paese italiano è abituato a vivere in uno stato di perenne crisi. Vivere nel costante senso di precarietà e ansia per il futuro, non ti fa essere libero e ti fa perdere di vista il fatto che tu sei un’unità inscindibile di un corpo e di una spiritualità. Si arriva al livello in cui sei disposto ad adattarti a qualsiasi tipo di vita pur di preservarti la tua realtà biologica che è quella della sopravvivenza, anche a pane e acqua.

Gli italiani hanno dimostrato che non considerano essenziale la loro dimensione sociale, politica, culturale, lavorativa, affettiva, è un sovrappiù. Era possibile anche la vita nei campi di concentramento, di certo nel lager non si lamentavano di non poter andare a vedere un balletto di Ciajkovskij. Loro dovevano sopravvivere, perciò si fa il callo a tutto ma a questo punto non sei una persona libera, stai vivendo in una questione vegetativa”

Prof. Rosario Leopardi

“Quando un Governo enfatizza e porta fuori misura l’entità della crisi reale ha una serie di conseguenze. Ci sono due ordini di problemi: il primo è che se tu continuamente mandi il mantra alla popolazione che c’è una crisi in corso la pressione psicologica porta ad estremismi, a gruppi in conflitto fra loro. Aumenta lo stress e si attaccano tra loro. Non ci si fida più di nessuno e si tende a fare gruppo e a generare conflitti. Il secondo è che se tu impoverisci una nazione come l’Italia, tu impoverisci già persone che erano già povere perciò tu crei una fascia di disadattamento sociale che riguarda le famiglie e i giovani che porta a suicidi, depressione, violenza domestica e nella società e questo si paga. Ha un costo enorme più grande di qualsiasi Covid”.