Esiste un contratto tra il politico e il cittadino, un contratto non scritto ma non per questo non impugnabile o meno importante di un qualsiasi impegno firmato e formale.
Un po’ come una sorta di “contratto sociale” rousseauiano, che vige incontrastato dietro le nostre vite nonostante nessuno di noi abbia di fatto firmato nulla.
Così viene garantita la vita civile, così il quieto vivere e la democrazia vengono applicate.

Allo stesso modo tra Deputati, Senatori e liberi cittadini esiste un impegno non meno forte e vincolante: quello non solo di rappresentare il proprio elettorato in Parlamento, ma di fare il massimo perché i precetti annunciati sui balconi e nelle piazze al tempo della campagna elettorale, diventino poi realtà e fatti concreti nel momento in cui si viene eletti.

Legge vigente ma non scritta, dicevamo, ed è proprio questo il tallone d’Achille del compromesso tra cittadino e politico: la mancanza di tutele costituzionali nel caso il patto venga tradito.
Una debolezza di cui vediamo l’esempio in questi giorni in cui si torna a parlare di crisi e risoluzioni, inserendo nelle proposte papabili l’agognato MES, meccanismo europeo salva-Stati che prevedrebbe per l’Italia una ristrutturazione del debito nel caso in cui vi si volesse attingere.
Contraria la Lega, così come Fratelli d’Italia e Movimento 5 Stelle. Favorevoli PD e Italia Viva, che addirittura parla di “MES senza se e senza ma“.

Facendo due conti, il MES non può quindi contare sulla maggioranza parlamentare italiana, sebbene goda del favore del Governo.
Nonostante ciò il Ministro Gualtieri è andato però a riferire alla riunione dell’Eurogruppo tenutasi il 30 novembre: “L’accordo che abbiamo raggiunto sul trattato Mes e sull’introduzione del backstop sono ottime notizie per la sicurezza, la stabilità e la resilienza della zona euro“, ha detto al termine della conferenza il commissario all’Economia Paolo Gentiloni.

La sovranità popolare non starebbe quindi contando nulla, parlando di fatti concreti: perché accade?
Ma soprattutto esiste un’autorità garante del volere del popolo?
Enrico Michetti e Fabio Duranti lo hanno spiegato a ‘Un Giorno Speciale’.

Duranti: “Hanno tradito i principi per cui sono stati eletti!”

Quelli del Movimento 5 Stelle, che rappresentano il 33%-34% dei parlamentari, non sono d’accordo col MES e hanno sempre detto no. Gualtieri però gli ha detto che non gli interessa, che sarebbe andato e avrebbe detto sì a prescindere da quello che pensano loro.
Quelli vanno su Facebook, si inca**ano un po’, dicono ‘che schifo il MES’. Ma come, hai il 34% del Parlamento: lo puoi sfiduciare Gualtieri!
Non è che tu vai su Facebook dicendo ‘che schifo’, dicendo che non avresti mai fatto una cosa del genere, e visto che ora il tuo alleato – che ha il 15% – ti tiene per le palle, lui va in Europa e approva.

Io voglio capire qual è la soluzione in un Paese civile, perché o esiste la democrazia o non esiste. Non è che perché li ho votati io ora mi devo tenere una serie di cialtroni che hanno promesso delle cose e ne fanno delle altre.

Nel mondo della comunicazione c’è una autorità, l’antitrust, la quale se io faccio una pubblicità ingannevole mi fa un mazzo tanto.
Grandi società sono state multate per decine di milioni per aver fatto pubblicità ingannevole: tu mi hai detto che quell’aggeggio funzionava in quel modo, mi hai indotto a comperarlo. Non funziona come mi avevi detto? Allora tu paghi.

Analogamente tu, parlamentare, mi hai indotto a votarti poi fai l’opposto di ciò per cui ti ho votato.
Allora io voglio un’autority, che in questo caso si chiama Presidente della Repubblica. Presidente Mattarella, è lei la nostra autority: faccia qualcosa! Seppur si può fare poco, si deve fare.

Michetti: “Ecco cosa può fare Mattarella”

Questo è un problema della coerenza del mandato che c’è tra rappresentante e rappresentato. Non riguarda un singolo partito, riguarda la persona: chi è coerente rispetta il mandato che gli è stato conferito dal cittadino, altrimenti utilizza strumentalmente degli argomenti soltanto per carpire consenso e poi fare tutt’altro.
Purtroppo la Costituzione quando fu redatta fu strutturata per garantire la stabilità e soprattutto la libertà al parlamentare.

Pensate che tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista non c’è stata mai una transumanza… perché c’erano persone che avevano una quota valoriale senz’altro diversa.

Il Presidente della Repubblica ha solo un potere di richiamo, di ammonimento. Tant’è che la legge quando il capo dello Stato non la promulga ritorna in Parlamento con le sue indicazioni allegate. Se il Parlamento di quelle indicazioni non vuol farne tesoro, rimanda la legge al Presidente della Repubblica che a quel punto la deve promulgare per forza. Per cui non c’è un potere in capo al Presidente della Repubblica per limitare l’incoerenza e la poca dignità del parlamentare.
Certamente un richiamo alla coerenza lo può fare in qualsiasi momento.

Quello che manca nella Costituzione è proprio questo: il potere di revoca in capo al rappresentato da attuare se il rappresentante non fa quello che ha pattuito con lui“.