Probabilmente questo 2020 sarà ricordato per due grandi avvenimenti: la pandemia Covid-19 e la lite tra Bugo e Morgan sul palco di Sanremo. Una vicenda che è entrata nella storia delle esibizioni dell’Ariston e che ha dominato il dibattito pubblico su social e sui mezzi di informazione per più di un mese.

Ormai è passato quasi un anno e, con l’arrivo dell’emergenza sanitaria, molti artisti hanno dovuto confrontarsi con i limiti imposti alle esibizioni musicali e trovare nuovi modi per comunicare la propria arte. Uno di questi è stato proprio Bugo, che ha raccontato ai nostri microfoni cosa ha vissuto dopo l’esperienza a Sanremo 2020.

In questa intervista fatta dal nostro Leo Kalimba, ecco il suo racconto e qualche indizio sul significato del suo nuovo brano “Quando impazzirò”, online dal 5 dicembre 2020 (Clicca qui per guardare il videoclip ▷ Link)

“Magari un giorno avrò uno spazio per una trasmissione. E importante non farsi coinvolgere dalla negatività. In tempo di Covid le persone tendono a ricercare la libertà sfrenata anche in un momento in cui bisognerebbe essere responsabili. Fare i ribelli durante la pandemia mi sembra da idioti. Adesso mi sembra che vogliono tutti fare i fenomeni. Da parte mia ho cercato solo di raccogliere l’occasione per scrivere canzoni nuove, in quanto non potevo fare tour. Quest’anno l’ho occupato tenendo una mente viva scrivendo canzoni. Per il ritorno a Sanremo sono molto gasato e non vedo l’ora di cantare.

Ogni canzone ha un suo sviluppo. Ognuno canta nella propria lingua. La lingua italiana ha degli accenti che la lingua inglese non ha. Per me Guccini, De Gregori e De André erano tutto ciò che io non avrei voluto essere. Nella mia canzone ho solo immaginato un personaggio, non ce l’ho assolutamente con loro. Le canzoni sono un mondo a sé non per forza legate alla propria vita. Alcune cose personali ci sono ma a volte metto anche pensieri di altri.

Io ho cercato di essere coerente con i miei gusti e la mia vita. Non mi interessa il chiacchiericcio e il contorno. E’ tutto ciò che fanno i giornali per vendere”