11 vaccini in 8 mesi sono stati la causa della morte di un militare ventenne, Fabio Mondello, deceduto a causa delle leucemia: la Corte di Cassazione ha confermato il nesso di causalità esistente tra questa somministrazione così ravvicinata e la morte nel 2001 di un giovane volontario salentino.

Da quel momento i genitori del ragazzo hanno avviato una battaglia legale condotta insieme all’avvocato Francesco Terruli. Un iter giudiziario lungo, sfiancante e doloroso iniziato nel 2008 e che dopo un primo ricorso presso il Tribunale di Lecce, il secondo grado di giudizio in Corte d’Appello, lo scorso 25 novembre la Corte di Cassazione ha confermato il nesso di causalità tra le vaccinazioni e la morte del militare.

“Bisogna avere anche il coraggio di riconoscere che a volte questi vaccini possono anche far male e possono portare al decesso”, commenta l’avvocato Terruli ai microfoni di Stefano Molinari e Luigia Luciani.

Ecco l’intervento dell’Avv. Terruli a “Lavori in corso”.

“Il ragazzo era sanissimo perché per entrare nell’esercito era stato sottoposto a rigidi controlli. Se non che nell’arco di otto mesi è stato sottoposto a 11 vaccinazioni e che gli hanno provocati questa leucemia fulminante. Il ragazzo è stato ricoverato nell’ospedale di Civitavecchia dove purtroppo è deceduto. E’ stato restituito ai genitori nella bara, senza alcuna comunicazione preventiva.

Nel 2008 abbiamo iniziato questo lungo iter giudiziario che si è concluso con la recente sentenza della Corte di Cassazione che ha confermato la sentenza d’appello relativamente al nesso di causalità tra le vaccinazioni e la patologia che ha provocato la morte del ragazzo.

Attenzione, qui non si contesta la bontà del vaccino. Si contesta che 11 vaccini sono stati somministrati in 8 mesi.

Bisogna avere anche il coraggio di riconoscere che a volte questi vaccini possono anche far male e possono portare al decesso. Bisogna essere prudenti prima di somministrare tanti vaccini ad una persona.

La Corte di Appello riconobbe il diritto di indennizzo, stiamo parlando di appena 75 mila euro. E il ministero della Salute ritenne di impugnare questa parte della sentenza non volendo riconoscere l’indennizzo. E la Cassazione, nel confermare il nesso di casualità, ha rimesso dinanzi la Corte di Appello la causa. Lo Stato non vuole neanche dare quei soldi”.