L’ho sottolineato in più occasioni poiché mi pare rilevante: nella prima fase della pandemia e delle misure emergenziali, tutti subivamo in silenzio la ristrutturazione in atto del potere. Lo facevamo intimoriti poiché si trattava di una novità: vi è un’emergenza nuova, e occorre subire la riorganizzazione del nostro modo di vivere per salvare la propria vita.

Molte cose sono cambiate con la seconda ondata di questa pandemia del rocchetto, subentrata nell’autunno. Molti hanno cominciato a capire – quasi uscendo dalla caverna platonica – che stavamo subendo un metodo di governo che utilizzava l’emergenza come base per una riorganizzazione autoritaria del potere. In molti abbiamo capito che non stavamo subendo un’accidentalità, semmai un vero e proprio metodo di governo che utilizza l’emergenza come base per introdurre misure sempre più pericolose per le nostre libertà.

È per questo che nella seconda ondata e nel ritorno alla Fase 1, hanno cominciato a divampare le proteste di piazza: l’Europa tutta si è infiammata, i popoli sono scesi in piazza per contestare non tanto l’esistenza del virus (come pure l’ordine del discorso va sempre ripetendo con l’infame categoria dei “negazionisti”), i popoli scendono in piazza per contestare la legittimità con cui i governi distruggono le libertà, discutono i diritti e sospendono le costituzioni.

Ebbene, anche ieri vi è stata una manifestazione a Berlino, come accaduto anche nell’agosto del 2020. Abbiamo assistito ad una grandiosa manifestazione con migliaia di persone che si opponevano al regime terapeutico.

L’oscena e indecente narrazione gestita dai monopolisti della parola, dal circo mediatico e dal clero giornalistico ha liquidato tutto questo con la solita ben nota infame espressione: negazionismo. Come se migliaia di persone scendessero in piazza per negare l’esistenza del virus e non invece, come è evidente, per negare la legittimità di un governo, o meglio dei governi, sempre più autoritari, sempre più repressivi, dacché usano l’emergenza come alibi per riprogrammare il metodo di governo per imporre un grande reset per il quale cambiare un modello di società e imporre un autoritarismo sempre più palese.

Ebbene, la narrazione dominante usa l’infame categoria di negazionismo paragonando chiunque dissenta a un negatore dell’esistenza della Shoah, dei campi di sterminio e delle camere a gas. Non vi è altro da aggiungere: è la quintessenza della disonestà intellettuale. Bisogna respingere questa categoria e riscrivere altrimenti questa narrazione. La lotta non è tra chi crede nel virus e i vili negazionisti, come dice l’ordine del potere discorsivo.

La vera contrapposizione è tra chi appoggia il regime terapeutico, e chi invece lo contesta perché reclama diritti, libertà, democrazia.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro