Tutti lo cercano, tutti attendono il fatidico annuncio: la caccia al vaccino contro il coronavirus sarebbe forse come lo sbarco sulla Luna per la nazione che lo trovasse. Non si spiegherebbero altrimenti le estenuanti ricerche nei laboratori di tutto il mondo che in queste ore fanno i conti con Big Pharma. La celebre multinazionale starebbe infatti provando ad attribuire gli oneri di un risarcimento dovuto a disfunzioni o effetti collaterali agli Stati nazionali: una lotta in cui è inclusa anche l’Italia.

La soluzione del vaccino tricolore è in lizza, ma sembra zoppicare. Non nella metodologia o nella ricerca, bensì nei rapporti che suddetti laboratori hanno con multinazionali straniere: è il caso di Reithera, la società del “vaccino tutto italiano” – così è stato definito – ma che in realtà parlerebbe svizzero nonostante i contributi della Regione Lazio e del CNR. I legami di Reithera con gli elvetici infatti non sarebbero chiari: su questo sta indagando Report, cui proprio i ricercatori di Reithera avrebbero sbattuto le porte in faccia minacciando pesanti querele la trasmissione di Sigfrido Ranucci.

I misteri si infittiscono anche per quanto riguarda “l’uomo vaccino” Pietro Di Lorenzo, Amministratore Delegato e Presidente di IRBM, società italiana operante nel settore della biotecnologia molecolare: secondo quanto riferisce Sifrido Ranucci però le c’è un velo di incertezza sulle competenze dell’uomo che sta collaborando col vaccino targato Oxford.

Ecco tutti i dettagli ai microfoni di Francesco Vergovich.

Ci dedicheremo ai misteri di un vaccino del virus del raffreddore dello scimpanzé, che è il veicolo fondamentale per portare l’RNA del Covid è stato brevettato da scienziati italiani. Questo è avvenuto in seguito a una ricerca del 2002 nei laboratori di Pomezia, che all’epoca erano di proprietà della Merck, la multinazionale della farmaceutica.
Per problemi occupazionali la Merck decise di cedere la struttura che venne acquisita da Pietro Di Lorenzo, “l’uomo vaccino” che in questo momento è un po’ al centro dell’attenzione perché sta collaborando col vaccino di Oxford che verrà prodotto dalla multinazionale inglese AstraZeneca.

Racconteremo come mai un ex sindacalista, un ex responsabile delle relazioni come Pietro Di Lorenzo è diventato “mister vaccino”: un personaggio che ha anche avuto una visione ma che da ragazzo non aveva neanche mai giocato al piccolo chimico.

Sempre a pochi kilometri da Pomezia c’è un’altra società che si chiama Reithera: ci sono dentro i ricercatori che avevano scoperto l’adenovirus legato allo scimpanzé, e che oggi propongono un vaccino tutto italiano. Sono stati finanziati: è un progetto parallelo a quello di Di Lorenzo che ha preso 3 milioni dal CNR e 5 milioni dalla Regione Lazio, da Zingaretti.
Il progetto è stato presentato dallo Spallanzani come un vaccino tutto italiano: noi abbiamo scoperto che questa società ha praticamente la testa in Svizzera.

Dentro questa società ci sarebbero dei manager di Glaxo, altra multinazionale farmaceutica: bisogna quindi cercare di capire se una volta scoperto il vaccino italiano e terminata la Fase 1 ci saranno interessi stranieri su questa vicenda. Nessuno ha saputo risponderci su questo, abbiamo anche fatto domande agli scienziati di Reithera che ci hanno già minacciato di querela“.