Era la metà di luglio, quando alla fine del Consiglio europeo straordinario tutti i leader europei, compreso il Premier Conte, annunciavano la propria vittoria nelle contrattazioni per il Recovery Fund. Un piano di aiuti comunitario, che insieme agli altri strumenti messi a disposizione dell’Unione Europea come Mes e Sure, dovrebbe formare la risposta dell’Europa alla crisi economica e sanitaria prodotta dal virus.

In realtà i progetti promossi dai vertici di Bruxelles per il momento sono rimasti soltanto sulla carta. Nessuno di questi contributi è già arrivato nelle tasche dei cittadini, che l’emergenza la stanno vivendo oggi. Sorgono qui i dubbi di chi ritiene sbagliata la reazione europea alla crisi. Scettico sin dall’inizio scettico verso il contributo comunitario e in generale verso le istituzioni dell’Unione, è il senatore del Gruppo Misto Gianluigi Paragone, che ospite di Fabio Duranti e Francesco Vergovich ha illustrato la sua ricetta per l’uscita dalla pandemia. E forse anche dall’Europa.

Ecco il commento dell’Onorevole Paragone a “Un giorno speciale”.

“Vogliamo parlare del mito del Recovery. Questi soldi non arriveranno, lo abbiamo detto a luglio e lo ribadiamo adesso. Perché i cosiddetti Paesi frugali, Svezia e Olanda, hanno detto che non lo approvano nei loro Parlamenti. E quindi campa cavallo.

E quando mi dicono: e tu che cosa avresti fatto? Semplice io avrei resettato le voci fiscali perché tanto non potranno pagare. E’ inutile che tenti di strozzarmi se non ho i soldi. Dovrai salvare o me o le banche. O stampa la Bce o stampa la Banca d’Italia. E io se fossi stato al Governo avrei detto: cara Bce, stampi illimitatamente, mi copri tutto, ti sfondi di debito pubblico e me lo resetti. Questo vuol dire uscire da una pandemia, se è una pandemia”.