Vorrei oggi richiamare la vostra attenzione su un aspetto che ai più potrà prima facie apparire secondario, quando non irrilevante. L’aspetto in questione è la santa messa di Natale di questo 2020.

Già da giorni si parla già di sospendere la messa di Natale in ragion del fatto che, da Dpcm, è previsto il coprifuoco. Si ipotizza anche un’anticipazione della messa per renderla compatibile con gli orari previsti. Certo, qualcuno si è spinto anche al di là, come il Ministro Boccia, che con un ragionamento poco raffinato sul piano teologico ha sostenuto che non ci sarebbe nulla di male ad anticipare la nascita di Gesù bambino di qualche ora. Credo non valga neanche la pena commentare queste riflessioni, data la loro grettezza.

Avevamo già capito che quest’anno il Natale sarebbe stato diverso. Ce l’ha ricordato il Vis-Conte dimezzato giallofucsia, che lo ha ribadito più volte, ma già lo aveva anticipato Ursula Von der Leyen, l’euroinomane di Bruxelles, e non diversamente si è espresso il gallico Macron.

In fondo si potrebbe dire che la messa di Natale è questione secondaria. Eppure credo che, in fondo, vi sia qualcosa di decisivo. Una partita fondamentale.

Chiariamo subito che è di primaria importanza il fatto che sia il Governo a chiedere alla religione cristiana di sacrificarsi in nome di un Dpcm e del coprifuoco. Il coprifuoco non ha ragioni medico-scientifiche, l’ha detto apertamente la Dott.ssa Viola di Padova, in un’intervista, spiegando che non serve a proteggere la vita o a contenere il virus: serve solo a cambiare le nostre abitudini di vita, per rieducarci alla nuova normalità gradita alle nuove élite cosmopolite che usano l’epidemia infinita come arma nella loro lotta di classe.

Perché mai allora, chiediamocelo, bisognerebbe cambiare le nostre abitudini e il Santo Natale in nome di un coprifuoco che non ha nulla di medico e di scientifico?

In fondo anche per i non credenti il Natale è un momento conviviale. La festa della famiglia, della comunità. Per i cristiani, poi, è il simbolo della nascita di Cristo, un momento sacro per la tradizione come anche per la comunità.

Non stupisce allora il tanto accanimento delle élite atee e nichiliste contro il Natale.

Del resto possiamo dire altresì che è una sorta di banco di prova, lo stadio finale con cui l’élite dominante e i suoi maggiordomi in livrea giallofucsia – nel caso italico – vogliono sperimentare la disponibilità della Chiesa cattolica di cedere. E ha già ceduto in larga parte con Bergoglio, che di fatto è la Chiesa ai tempi del globalismo, la Chiesa che si è arresa, che è divenuta ancella della scienza terapeutica.

Tuttavia il Natale resta forse la partita decisiva. Mi ha colpito in questi giorni assistere a dibattiti in cui si diceva grosso modo quanto segue: “Ma cosa costa in fondo ai cristiani anticipare di due ore la messa di Natale per rispettare il Dpcm e il coprifuoco?“.
Mai una volta che qualcuno dicesse: ma cosa costa ai fautori del Dpcm e del coprifuoco sospenderlo per una sera? Si dà per scontato che tutto – la religione, la sacralità della famiglia – debba venire dopo rispetto alla norma del coprifuoco (folle, ho già chiarito il perché).

Ecco perché non è secondaria la questione della messa di Natale, anzi, occupa un posto strategico primario. E’ in qualche modo l’assalto finale che gli ierofanti del capitalismo terapeutico, della biopolitica e della sorveglianza totale fanno contro la tradizione, la trascendenza, la comunità.

Per questo è importante opporsi e contestare questo trans-umanesimo disumano del nuovo capitalismo della sorveglianza.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro