Il numero di positivi al Covid, in Italia e nel mondo, sembra aumentare di giorno in giorno. Molti parlano di seconda ondata alle porte e di un imminente collasso delle strutture ospedaliere a causa dei troppi ricoveri. Altri sostengono che la situazione sia sotto controllo e che sebbene i positivi siano in aumento, ampia parte di questi numeri farebbe riferimento ad asintomatici o, addirittura, a falsi positivi.

Al centro della polemica il metodo utilizzato per la diagnostica: i tamponi infatti non sarebbero nati con lo scopo di diagnosticare, appunto, la malattia, ma a scopo di ricerca.

A fare luce su questo punto il Prof. Giulio Tarro che ha spiegato come e perché molti dei risultati dei tamponi siano dei falsi positivi. Ecco cosa ha detto a Francesco Vergovich e Fabio Duranti in diretta a ‘Un giorno speciale’.

LA VERITÀ SUI TAMPONI ► Tarro: “Chi li ha inventati diceva di non usarli per la diagnostica”

“Mullis, il Professore che aveva scoperto questa metodica, aveva detto fin dall’inizio che non bisognava usarlo come mezzo diagnostico ma come mezzo di ricerca.

L’enorme aumento del numero dei tamponi che oggi c’è è stato proprio giustificato per trovare delle positività. Ma le percentuali delle positività vanno studiate. Perché se questi positivi hanno anche gli anticorpi sono per definizione del falsi positivi. Non solo non sono contagiosi, sono anche protetti. Per definizione il tampone va buttato, vuol dire che non sono positivi.

La famosa ricetta israeliana era quella di far circolare il virus tra i giovani e proteggere gli anziani e gli affetti da altre patologie. Guardiamo la Svezia: ormai dovrebbe essere il punto di riferimento per l’approccio a questo virus”.


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