“Bloccare tutto, e per tutto intendo persino i rapporti domestici, con una chiusura indiscriminata e per molti versi non giustificata dai numeri, non collima con il paradigma automatico di una maggiore sicurezza”. Lo ha scritto in una nota lo specialista in Immunologia clinica Mauro Minelli, commentando così le misure decretate con il nuovo Dpcm.

Disposizioni che limitano di molto la socialità, quelle contenute nel documento. A partire dalle occasioni di incontro all’aperto, per finire con i “suggerimenti” rispetto ai contatti dentro casa.

Lo scopo sarebbe quello di evitare una seconda ondata e di allontanare il più possibile l’ipotesi di lockdown o semi-lockdown, ma non tutti, anche e soprattutto tra gli specialisti, sono d’accordo sull’effettiva correlazione tra misure restrittive e benefici per fronteggiare l’emergenza sanitaria.

Stefano Molinari e Luigia Luciani hanno intervistato Mauro Minelli proprio per saperne di più sulla sua nota. Ecco cosa ha detto.

“Nuove misure ingiustificate! Guardate la Svezia: più restrizioni non significano più sicurezza” ► Prof. Minelli

“Non venga letto come un tentativo di irresponsabile negazionismo. Probabilmente potrebbe essere utile a fronte di una nuova chiusura, deleteria per molte ragioni, immaginare delle misure che possano essere definite di ‘protezione focalizzata’. Come è stato verificato negli altri paesi, la gestione è stata finalizzata a proteggere le categorie più a rischio come gli over 65 alle prese con malattie croniche.

Quando parlo di chiusura non giustificata dai numeri non intendo sottostimare i numeri del Coronavirus, ma mi riferisco all’attuale pericolosità del Coronavirus. Rispetto a marzo individuo una percentuale di tamponi positivi più bassa rispetto a quella che si rilevava all’epoca, individuo un numero di soggetti in terapia intensiva assolutamente più basso rispetto a quelli precedenti. Anche di ricoverati, di decessi… Sicuramente sono stati messi a punto, nella comprensione della malattia, delle metodiche particolari che ci consentono di comprendere meglio le dinamiche della patologia.

Inoltre si sta in qualche modo realizzando questo processo di immunizzazione collettiva che deve essere monitorato ma non considerato deleterio. Quella che è nota come immunità di gregge, non può non essere preso in considerazione, è un processo fisiologico di immunizzazione collettiva. Il processo va sicuramente seguito, monitorato, ma non deve essere letto come un fenomeno negativo.

Ci sono voci discordanti, a fronte di questo la gente si perde. Viene a mancare un messaggio di sintesi che risenta di una visione che non sia esclusivamente virologica del problema ma che in qualche modo includa delle visioni multidisciplinari. Io riporto il modello svedese che è stato preso di mira ma che ha avuto una visione più ampia della problematica. Gli ultimi numeri danno ragione a questo modello: 657 nuovi casi e appena 5 decessi. Prima di sparare le solite cose basate su concetti generici, è il caso di avere numeri precisi”.


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