Sta suscitando grande indignazione l’omicidio del giovane Willy a Colleferro, tra Roma e Frosinone, nel weekend, a causa di una rissa finita nel sangue e nella violenza. Quattro ragazzi sono stati arrestati, mentre si cerca di ricostruire l’accaduto. Tutti sapevano quanto fosse violenta e pericolosa la “Banda di Artena“, ma si è arrivati comunque al brutale omicidio.

Gianluigi Nuzzi, giornalista e conduttore di Quarto Grado, da sempre attento alla cronaca nera, è intervenuto a ‘Lavori in Corso’ per commentare quanto accaduto a Colleferro. Esprimendo il suo parere su un’assuefazione alla violenza della società contemporanea, ha chiesto a gran voce a chi ha assistito alla scena di andare a testimoniare, per fare giustizia.

“C’è un addestramento, una assuefazione alla violenza: chi la subisce, chi la cerca sui social, chi la pratica, nelle palestre. Una cultura di far male, tutto legale, un teatro nero dove ogni tanto qualcuno ci rimane. I ragazzi erano noti per reati minori, ma questi difficilmente portano dietro le sbarre, per un sovraffollamento delle carceri. Qui c’è un altro elemento, che è il ritorno del campanilismo, vedremo quanto c’entra la pelle di Willy: in quei paesi nella noia si cercano dei motivi per fare la caccia a chi abita a 10 km di distanza per raccogliere antichi campanilismi. E questo mi fa grande tristezza, come l’odio contro la madre di questi ragazzi, molto gratuiti e sulla scia di quello che poi hanno fatto quei ragazzi, colpevoli.

Siamo tutti giudici degli altri e non in casa nostra. Non so perché questi ragazzi sono finiti nelle parti peggiori della vita, non so se la madre è stata una buona madre, ci saranno mancanze, ma l’assuefazione alla violenza è una delle prime chiavi. Un altro aspetto è capire se avevano assunto droghe e quali, perché alterano la percezione. Il mercato delle droghe è più variato, ma penso anche al testosterone, anche a queste cose. Per certi ragazzi la rissa è un modo di confronto, quotidianità. Lì c’è un azione di gruppo ma le responsabilità sono personali, speriamo che tanta gente vada a testimoniare e non si assista alla tristezza che abbiamo tutti vissuto ad agosto quando è sparito Gioele con Viviana e per trovare quella coppia di turisti settentrionali che avevano visto la fuga di mamma e figlio dopo l’incidente in galleria a Messina si è dovuta smontare l’Italia. Noi siamo poco collaborativi, l’omertà non è solo del sud, questo è uno stereotipo, è anche della gente del nord; chi ha visto vada a parlare”.

Sulla speranza di un’Italia più buona dopo il Lockdown

Io devo fare un mea culpa, facevo parte di quegli italiani che durante il lockdown ci chiedevamo se l’Italia si sarebbe svegliata più buona, ero convinto che sarebbe accaduto e invece no, la chiusura di ciascuno nelle proprie realtà ha fatto parecchie volte saltare la valvola della pentola a pressione. L’aumento delle risse che segnalano le forze di polizia può trovare nel lockdown alcune motivazioni. Anche questi duemila che sono andati a manifestare contro l’uso della mascherina in piazza San Giovanni a Roma, testimoniamo come il lockdown ti possa far andare di testa. Sono persone che si alimentano di verità clamorose preconfezionate, all’inizio il covid era degli americani per distruggere la Cina, poi era della Cina per distruggere gli americani”.

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