“Conosci te stesso”.
Sin dall’infanzia siamo soggetti a processi di imitazione. I bambini, per iniziare a conoscere il mondo, imitano dapprima i propri genitori; iniziano a pensare ricordando – si impara il nome delle cose ricordandone una caratteristica – per passare allo stato successivo, ovvero ricordare pensando: sono questi i primi approcci col mondo esterno che sin da piccoli tutti abbiamo avuto. Questi approcci condizionano gran parte della nostra vita.

E’ qui che inizia il percorso forse più difficile che affrontiamo: quello per conoscere non l’ambiente circostante, ma ciò che abbiamo dentro.
Gnōthi seautón“, “conosci te stesso” sta scritto sulle rovine degli antichi templi di Apollo: smettere di imitare, come ci è stato insegnato, e diventare ciò che davvero si è non è certo una passeggiata.
Attribuire a qualcun altro una verità e seguirlo è da sempre un procedimento molto più facile, piuttosto che pensare con la propria testa: il monito di Valerio Malvezzi diventa ancor più chiaro quando si parla di politica, definita da Platone un’ancella della filosofia.

“Prima di barrare quella croce, conosci te stesso”, dice a ‘Un Giorno Speciale’.
Contro l’omologazione a cui siamo soggetti, contro la mancanza di alternative, contro una politica sempre più alienata dal popolo e dalla filosofia, diventare chi realmente si è, è ciò che per l’economista manca in una società sempre più impegnata ad agitare bandiere altrui, e mai a portare avanti una visione autentica della realtà né il proprio pensiero.

Il nocciolo della questione è il gnōthi seautón (γνῶθι σεαυτόν) che come tutti sanno fu uno degli insegnamenti principali di un certo Socrate. In greco antico voleva significare “conosci te stesso”. Questo è quello che vorrei dire ai lettori, agli ascoltatori e a quelli che si documentano sui temi di attualità come il Mes, il Recovery Fund, la discussione sui parlamentari ecc…
Nel tempio di Apollo stava scritto “conosci te stesso”, l’oracolo di Delfi ci spiegava queste cose, i latini dicevano “nosce te ipsum”, Hermann Hesse, che è un filosofo tedesco Nobel per la letteratura nel 1946 dice le stesse cose, Sant’Agostino ha affermato questo principio, affermando il concetto del “quaerere Deum”, cioè cercare Dio dentro di te.

ll concetto che voglio dare al cittadino è che noi non dobbiamo pensare che la strada ce la dia il politico.
Molte persone mi dicono “ma perché lei non fonda un partito politico”, ma la strada la trovi se capisci che sei tu la strada.
Quando vedo le persone giudicarmi sotto i miei blog, penso a un detto di Gustav Jung, un grande psichiatra, che dice: “Pensare è difficile, ecco il motivo per cui la gente giudica”.

Ma se invece di giudicare noi ci mettessimo di nuovo a pensare, se invece di criticare perché uno non la pensa come la mia bandiera ci fosse un approccio diverso, non dovremmo più discutere di “come essere un uomo buono”, come dice Marco Aurelio: “Siilo un uomo buono, non discutere di come essere un uomo buono”.
Schopenauer diceva che noi passiamo ¾ della nostra vita a cercare di essere qualcun altro, e in termini politici noi cerchiamo di scimmiottare il pensiero di quello di destra o di quello di sinistra che pensiamo sia il depositario della verità.
Il più grande valore che abbiamo non è scopiazzare gli altri, ma quel gnōthi seautón, che vuol dire: cerca di conoscere te stesso prima di mettere una croce n un’urna elettorale
“.


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