Ritorna il mistero, già affiorato durante lo scoppio del virus nei mesi di marzo e aprile, dei dati ufficiali su contagi e morti da covid-19. Questa volta i dubbi emergono dal conteggio di alcuni decessi recenti, che sono stati iscritti nel registro delle vittime da covid solo perché deceduti presso le loro abitazioni.

Un protocollo indicato dal Ministero della Salute che sta suscitando non poche perplessità. Soprattutto perché, ancora una volta, si utilizza come metro di giudizio il caso peggiore possibile. Nel caso di questi (non) decessi da coronavirus, si sarebbe data per scontata la positività al tampone senza alcuna certezza.

La narrazione dell’emergenzialità sembra non avere fine. Ma a quale scopo? A questa e altre domande poste da Fabio Duranti e Francesco Vergovich hanno provato a dare risposta il filoso Diego Fusaro e il giurista Enrico Michetti.

Ecco gli interventi di Fusaro e Michetti a “Un Giorno Speciale”.

Michetti: “Ad un Governo si perdona tutta, ma non la falsità”

“Oggi è una giornata triste, brutta, perché non mi sarei mai aspettato che si arrivasse a tanto. Quando un Ministero impone una notizia falsa, perché lì 13 morti sono morti di covid. Se questi il covid non ce l’avevano nell’atto in cui hanno salutato il mondo, non possono essere ascritti al novero dei morti per covid. Quindi è una notizia falsa.

Per essere derubricato come morti per covid devi avere il covid. Se tu scrivi che quello è morti di covid, nonostante non l’avesse, è un ossimoro. Ad uno Stato ed un Governo si perdona tutto, tranne la falsità. Quando uno Stato inganna i cittadini non può commettere delitto peggiore. E i giornali hanno fatto i Ponzio Pilato, riportando esattamente quello che è accaduto. Mi domando perché è stato fatto questo? Per un mero errore? C’è un azione ingannatoria dietro? Sarebbe gravissimo che lo Stato agisca con intenti dolosi. Un Governo che inganna il proprio popolo non è degno di stare lì”.

Fusaro: “In atto svolta autoritaria con annesso regime terapeutico”

“L’errore presuppone il fatto che sia accidentale e non sistematico. Se diventa sistematico non è più il terrore, ma diventa un metodo di narrazione molto preciso. Naturalmente è stata posta la domanda: cui prodest? A chi giova questa narrazione del peggior caso possibile del virus? La mia risposta è semplice: se c’è lo scenario peggiore si può mantenere l’emergenzialità.

E quindi quello che io chiamo il regime terapeutico con annesso autoritarismo palese. I dati hanno costituito oggi un mito, il mito dei dati. Certo che ci danno i dati, ma sono sempre interpretati in modo specifico. E non è possibile fare altrimenti. Per questo bisogna controbattere a questi dati con un altro quadro interpretativo. Per questo ci vorrebbe un altro comitato tecnico scientifico non allineato, che metta insieme tutti gli scienziati che si stanno opponendo alla narrazione dominante”.


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