Una sorta di Lockdown “light”, delle misure ibride e semplicemente meno restrittive. Era questa la linea di pensiero del comitato tecnico scientifico agli albori di marzo, quando furono redatti i verbali che poi il premier Conte avrebbe dovuto mettere in pratica: Lombardia chiusa, prudenza per gli altri.
Le modifiche che invece sono state apportate nel concreto le conosciamo tutti: una Fase uno senza possibilità di uscire da casa per nessuno. Tutti come la Lombardia, per dirla in sintesi.

La desecretazione degli atti del comitato scientifico, avvenuta grazie alla richiesta Fondazione Einaudi di accedervi e alla caparbietà nello scontrarsi con la volontà dell’esecutivo, ha poi portato a inasprire ulteriormente la polemica con le opposizioni.
A ‘Lavori in Corso’ abbiamo chiesto in proposito di commentare il tutto al Deputato della Lega Daniele Belotti, che non si è risparmiato ai microfoni di Stefano Molinari e Luigia Luciani.

Tra i verbali pubblicati dalla Fondazione Einaudi non si sono ancora visti quelli più salienti, quelli riguardo la zona rossa mancata di Nembro e Alzano. Noi della Lega abbiamo chiesto con forza che vengano resi pubblici. Oggi “L’Eco di Bergamo” ha pubblicato un verbale del 3 marzo fornito dalla Regione Lombardia in cui si evidenza come il CTS avesse portato all’attenzione del Presidente Conte la necessità di fare la zona rossa in quella zona.

Siamo passati dallo streaming al segreto di Stato, alla censura e all’oscurantismo. Nel 2020 non possono esserci segreti di Stato su cose che hanno interessato 60 milioni di italiani e oltre 30 mila morti. C’è da ringraziare la determinazione della Fondazione Einaudi.

Conte non ha mai avuto esperienza politica… qui c’è stata una trasformazione da avvocato del popolo ad avvocato di se stesso, nel senso “Comando io”. Il potere dà alla testa, chi lo prende perde la testa“.


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