Esistono moderne tesi di pensiero economico che parlano di soluzioni a tre scatole a riguardo.

  • La prima scatola è quella del presente, che necessita di essere valorizzato.
  • La seconda è quella del passato, che deve essere gestito e superato.
  • La terza è quella del futuro, che va programmato al fine di non restare bloccati nel passato.

Si tratta di una teoria non lineare, che considera il tempo come un continuo.
Allontanare per esempio il pensiero religioso dall’economia ha avuto certamente un grande vantaggio per chi ragiona in un certo modo: quello di allontanare la dimensione del futuro.
Dato che discorsi sul regno dei cieli sono banditi dal piano economico, poiché considerati eretici alla visione matematica e scientifica dell’economia, quale presunta scienza esatta, allora è chiaro che il futuro è meno importante del presente.

Di fatto si vive, si programma, si legifera nella sfera presente. Al massimo (sia chiaro) nella dimensione della prossima tornata elettorale, con una dimensione temporale che oscilla tra pochi mesi e pochissimi anni.

A me non interessano le tornate elettorali. Mi interessa parlare di rivoluzione dell’economia.
Voglio distruggere il sistema capitalistico, per come posso, nei miei limiti: senza partiti alle spalle, senza editori, senza denaro ecc…
Dobbiamo smetterla di parlare di bilanci confederali o federali, o degli Stati e via discorrendo.

Bisogna parlare dei bilanci delle famiglie, quelli sono saltati.
E’ il rapporto tra debito privato e PIL che mi preoccupa.
Bisogna uscire dalla logica del parlare sempre di esigenze politiche dei prossimi mesi, e parlare di esigenze di uno Stato e di una generazione che ci saranno fra vent’anni.

Malvezzi Quotidiani, comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi


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