Il virus che conosciamo oggi non sarebbe lo stesso di quello iniziale, posto di avere una certezza sull’incipit della pandemia. Molteplici sarebbero i volti del covid, che sarebbe mutato una prima volta con il salto di specie dal pipistrello all’uomo e una seconda volta con l’approdo del virus in Italia, forse intorno alla metà di febbraio.

L’intuizione giunge dall’Università Campus Bio-Medico di Roma per mano del professor Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di statistica medica ed epidemiologia molecolare. L’esperto ha dedicato al patogeno pandemico un e-book dal titolo emblematico: “Il virus è mutato. Dalla Cina all’Italia, dal pipistrello all’uomo, dalla pandemia all’adattamento: come muta il Covid-19”.

Per discutere sulla ricerca portata avanti negli ultimi mesi, tuttora in fase di elaborazione, il professor Ciccozzi è stato ospite di Luigia Luciani e Stefano Molinari.

Ecco il suo pensiero al riguardo a “Lavori in Corso”.

Tutti i virus mutano perché si adattano all’ospite in cui albergano. Il coronavirus ha fatto una prima mutazione per passare dal pipistrello all’uomo. Noi ne abbiamo trovata una seconda mutazione, intorno a febbraio, che è quella che l’ha reso più contagioso. Infatti il virus è molto contagioso.

Poi ha fatto altre mutazioni che stiamo studiando. Quindi lui è cambiato. Ma in termini di cattiveria e di come aggredisce non è cambiato. Il virus è rimasto lo stesso in termini di patogenicità. Se non fa mutazioni non si adatta a noi. E lui deve adattarsi a noi.

Al cinese che dice assembriamoci perché tanto il covid ci attacca solo al chiuso io direi: stiamo attenti, il covid attacca anche all’aperto. Anche all’aperto manteniamo la distanza. Bastano un paio di metri, senza mascherina e con queste temperature stiamo sicuri.

La mascherina portata con questa temperatura io la strapperei di dosso. Ma, non si può fare”.


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