Mai vista prima. La Juventus vince partita e campionato, la squadra festeggia, balla, si abbraccia in mezzo al campo e Sarri Maurizio, allenatore, sta da parte, non partecipa, estraneo a un gruppo, a un club, a un evento che dovrebbe invece vederlo attore, per la prima volta nella sua carriera.

La Juventus è campione d’Italia nonostante Sarri, scritto e detto così nudo e crudo. Ha giocato un football sciatto, stanco e soltanto il colpo di Ronaldo è riuscito ancora una volta a rimediare alla figuraccia. Eppoi la squadra perde due giocatori importanti, De Ligt e Dybala, feriti nei muscoli e dunque in dubbio per la Champions.

Sarri nulla ha dato anche ieri sera alla squadra, anzi quando ci sono state le pause per rifocillarsi è rimasto in disparte, rinunciando a dialogare con i suoi, forse perché nulla avrebbe potuto dire, forse perché nessuno sa seguirlo, come si è visto nella ballata finale.

La Juventus ha vinto aritmeticamente il nono titolo consecutivo e questa è una impresa vera che qualcuno trascura nel suo significato. Non ha vinto soltanto per demeriti altrui ma perché ha accumulato denaro nei momenti in cui gli altri lo sperperavano, è stata frugale come si usa dire oggi, senza essere mai spettacolare. Va ancora nell’almanacco alla voce campione d’Italia. Il resto è chiacchiera che riempirà la bocca dei perdenti. E dello stesso Sarri. Il quale è di passaggio, non fa storia ma soltanto cronaca. Se resterà a Torino è per squisiti motivi contabili. Al posto suo, per evitare nuove orchiti, saluterei e ringrazierei per la fiducia accordata. Nessuno se ne accorgerà. 

Tony Damascelli