Visto che molti ascoltatori della radio contestano il fatto che chi sia un ricercatore in scienze geologiche possa commentare i fatti in altre scienze, farò un paio di esempi che determinano la differenza. Chi fa divulgazione ed è stato ed è ricercatore può, applicando il metodo scientifico, parlare con maggiore cognizione di causa di chi questi studi non ha fatto. Non è una colpa, non è nemmeno un merito, è così che vanno le cose.

Il primo esempio: la lettura dei dati pandemici in Italia oggi e soprattutto in Lombardia. Vediamo che c’è una recrudescenza di contagi, soprattutto in Lombardia. Perché, uno potrebbe dire, siamo in una fase di seconda ondata o addirittura di secondo picco della pandemia. In realtà probabilmente non è così perché un lavoro pubblicato su una rivista scientifica piuttosto importante, il primo di una serie per la verità, ci dice che in questi casi di andamento finale della prima curva pandemica quei contagiati che vedi non ti danno il senso di coloro che potrebbero infettare perché molto probabilmente non hanno quella capacità.

Come a dire che in Lombardia è scoppiato un grandissimo incendio prima e più grande che altrove. Ma quelle che rimangono non sono scintille che possono attizzarne un altro, ma semplicemente tizzoni che si spengono. Questo viene determinato dal fatto che i frammenti di RNA, cioè la traccia genetica di questo Sars Cov 2 ritrovata nei pazienti ora, sono molto minori, molto più malconci, molto meno importanti di quello che erano all’inizio. Da questo studio clinico gli scienziati ne determinano una conclusione che abbiamo appena detto. Quindi speriamo che sia così, che in questo caso non ci sia una recrudescenza ma semplicemente l’eco di quello che è successo prima.

Il secondo invece è quello che sta accadendo nel mondo. In tanti paesi c’è una vera e propria recrudescenza del virus, se non una seconda ondata quasi. Lo vediamo anche in quei paesi dove oggi è estate e dunque fa caldo. L’India, la Cina stessa, il Venezuela, gli Stati Uniti soprattutto, l’Iran, Israele. Questi sono tutti dati che vengono pubblicati dall’OMS, dunque sono dati incontestabili, sul numero dei contagi ma soprattutto sui morti e sulle terapie intensive.

Cioè a dire che non sembra che il caldo riesca a fermare questo virus, come invece molti pure studiosi di queste materie avevano improvvidamente affermato perché non c’erano ancora studi scientifici pubblicati su questo argomento. Studi che invece si stanno cominciando a pubblicare proprio oggi e che sembrano per adesso, visto che il virus è nuovo e nessuno lo può conoscere fino in fondo, determinare il fatto che sia ancora presto per dire se sia indipendente dalle condizioni della temperatura atmosferica. Questo non ha nulla a che vedere con l’esperienza che un clinico può avere. Quella conta per il malato, conta molto poco per la scienza. Praticamente zero.


GeoMario, cose di questo mondo – Con Mario Tozzi

LEGGI ANCHE: