Cresce il malcontento sociale nei confronti del Governo. In attesa del decreto economico che da Aprile è stato posticipato a Maggio gli imprenditori italiani sono ancora alle prese con “la potenza di fuoco” annunciata dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel corso delle diverse conferenze stampa andate in scena negli ultimi due mesi.

La ricetta studiata dall’esecutivo per evitare la crisi economica, oltre a quella sanitaria, trova le sue fondamenta nel decreto Cura Italia varato a marzo e nel decreto Liquidità approvato il 6 aprile. Con essi venivano stabiliti prestiti alle imprese fino a 25 mila euro con la garanzia dello Stato al 100%. Gli effetti del piano di Governo, tuttavia, non sono ancora visibili.

Il risultato è che decine di migliaia di piccoli e medi imprenditori non hanno ancora avuto accesso ai i fondi stanziati. Dunque cosa non sta funzionando? Stefano Molinari e Luigia Luciani hanno posto questo pesante punto di domanda a Massimo Lucidi, Amministratore Delegato della Banca Popolare del Lazio. Ecco cosa ne pensa.

Prestiti alle imprese: i problemi e le falle del Decreto Liquidità ► (Ad. Banca popolare del Lazio)

Tutte quello che nel decreto non si legge

Noi dobbiamo ottemperare alle norme precedenti al decreto, che non ne prevede l’esclusione. E cioè: l’adeguata verifica quando si apre il conto corrente, l’antiriciclaggio e le norme sul titolare effettivo. E il decreto legge non dice che non dobbiamo fare istruttoria creditizia. Non c’è scritto da nessuna parte.

Come documentazione è previsto il fatturato degli ultimi tre mesi del 2019 e dei primi tre del 2020. Poi dobbiamo ottemperare agli obblighi di legge che non ci sono stati tolti. Ma le dirò di più. Abbiamo chiesto più volte uno scudo penale da parte nostra e dell’Abi.

Se per caso quella persone non conosciuta dalla banca ha un fallimento negli anni prossimi noi siamo risucchiati nel fallimento perché abbiamo dato malamente una provvista a chi ce l’ha chiesta. Avrebbero dovuto scrivere il decreto in base alla tempestività che noi avremmo dovuto avere”.

Buon cuore delle banche?

Tutti gli istituti bancari hanno mobilitato tutte le maestranze che hanno per portare avanti questo discorso. La nostra banca e i nostri addetti hanno lavorato i sabati e le domeniche in smart working da casa. E noi li seguiamo passo passo. Anche noi abbiamo interesse a portare avanti le operazioni. Quelle mille domande che abbiamo adesso sono di nostri clienti. Quindi abbiamo l’interesse che sopravvivano perché se muoiono i clienti la banca va in difficoltà.


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