Sono giunte alla nostra redazione due lettere firmate da Andrea Ferretti, Professore Ordinario di Ortopedia dell’Università La Sapienza, Direttore dell’Unità Operativa di Ortopedia dell’Ospedale Sant’Andrea e Medico della Nazionale Italiana di Calcio. Ve le riproponiamo così come ci sono arrivate, allo scopo di condividere con voi lettori di radioradio.it quanto il Professore ha gentilmente voluto scrivere per noi.
Di seguito, la prima delle sue due riflessioni. Buona lettura.

Premetto che come medico continuo a frequentare giornalmente il mio ospedale (S. Andrea a Roma) fin dal giorno dell’inizio dell’epidemia e che, anche se qui a Roma non c’è stato l’impatto devastante che il COVID-19 ha generato in altre regioni, sono perfettamente conscio della gravità della situazione dal punto di vista clinico-sanitario. Lungi da me l’idea di minimizzare il problema.

Tuttavia il dibattito di oggi è incentrato sulla cosiddetta “Fase 2”, cioè sui modi e sui tempi della ripresa. In particolare si discute sul ruolo che la scienza deve avere in questa delicatissima fase.

Solo uno sprovveduto o un irresponsabile può pensare che le scelte siano esclusivamente politiche e che non si debbano fondare su basi rigorosamente scientifiche che focalizzino con Obiettività, Lucidità e Serenità la situazione presente e i possibili scenari futuri dell’infezione.

La domanda a questo punto è: possono farlo gli esperti finora consultati a vari livelli, alcuni dei quali attuali consulenti tecnici del Governo, che spesso si sono lasciati andare fin dall’inizio dell’epidemia, o direttamente o tramite le loro organizzazioni di riferimento (OMS in primis, prima vera responsabile del disastro mondiale) a dichiarazioni pubbliche per lo meno affrettate ed imprudenti, tendenti a minimizzare il rischio, quasi schernendo quelli (pochi) che avevano invece preso molto più sul serio la questione? Personalmente ritengo di no.

Ho rivisto in questi giorni alcune dichiarazioni veramente imbarazzanti rilasciate in televisione all’inizio dell’epidemia:

  • “In Italia il virus non c’e’: è più giusto preoccuparsi dei fulmini”;
  • “Uno che volesse oggi prendere il coronavirus non potrebbe farlo”;
  • “Lo 0,1% di mortalità”; nessuno è morto di coronavirus”, “sono pochissimi i casi di trasmissione umana al di fuori della Cina”;
  • “L’epidemia influenzale è ben più grave e diffusibile di quella da coronavirus”;
  • “Noi non siamo la Cina, noi non abbiamo bisogno di costruire un ospedale”;
  • “Ad oggi non ci deve essere la paura in Italia di incontrare il coronavirus”;
  • “La sintomatologia è l’elemento che determina la possibilità di contagio”;
  • “Questo virus è molto meno aggressivo di infezioni che conosciamo ed oggi abbiamo tanti strumenti per tenerlo sotto controllo”.

Tutte frasi che hanno probabilmente indotto in errori di valutazione i nostri governanti tanto da spingere lo stesso presidente del consiglio a quella famosa dichiarazione “siamo prontissimi”.

Concedo ai miei colleghi tutte le possibili attenuanti del caso e non metto minimamente in discussione la loro competenza. Quello che mi chiedo è se, alla luce della loro iniziale esposizione mediatica, abbiano oggi quei tre requisiti (Obiettività, Lucidità e Serenità) per valutare in maniera puntuale ed attendibile il rischio della cosiddetta seconda ondata, nodo cruciale delle decisioni politiche. Mi domando se, avendo già clamorosamente sbagliato una volta le previsioni, non temano un secondo fatale errore che comprometterebbe forse in maniera definitiva ed irreparabile la loro immagine pubblica e professionale e quindi preferiscano evitare anche il minimo rischio. Chiunque di noi dopo aver constatato un proprio errore o insuccesso, per una sorta di contrappasso diabolico, modifica i propri comportamenti esasperandoli all’opposto; non ci vuole una laurea in psicologia per capirlo.

Certo non è facile per nessuno prevedere la reazione del Coronavirus alla riapertura delle attività lavorative e di socializzazione proprie degli esseri umani; la cosiddetta” seconda ondata”, paventata da molti, pare non ci sia stata né in Cina né in Corea mentre pare ci sia stata a Singapore, mentre poco o nulla si continua a sapere della reale situazione in Germania e quindi ogni decisione appare quanto mai delicata. Ma proprio per la delicatezza del momento, credo che una squadra nuova potrebbe agire con maggiore Obiettività, Lucidità e Serenità rispetto ad una sulla quale potrebbero gravare i condizionamenti delle discutibili pregresse valutazioni. Non credo manchino, in Italia, ricercatori e scienziati che, magari nell’ombra, lontano dalle luci dei riflettori, hanno maturato esperienza e competenza sufficienti ad aiutare il timoniere (Governo) a guidare la nave (Italia) in un porto sicuro.

Se mi si consente un paragone col calcio, se un giocatore sbaglia un calcio di rigore, e nella stessa partita alla stessa squadra ne viene concesso un altro, ben difficilmente si ripresenta sul dischetto e se lo fa non lo fa certo in piena serenità. Mi diceva Gigi Riva che certe volte quando andava a tirare un rigore importante vedeva il portiere grande grande e la porta piccola piccola. Ho la sensazione che gli esperti ai quai stiamo affidando le sorti del nostro Paese, stiano vedendo oggi il portiere (Virus) grosso grosso e la porta (lo spazio per la ripresa) piccolo piccolo. Sarà veramente cosi?

Andrea Ferretti