Abbiamo dunque smontato i due decreti finora attuati dal Governo per far fronte all’emergenza coronavirus, ovvero il ‘Cura Italia’ e il ‘Decreto Liquidità’: provvedimenti nei quali, per farla breve, l’esecutivo non mette un euro, ma garantisce la propria firma. Ecco spiegata la differenza tra credito di firma e credito di cassa, che è invece ciò che si sarebbe dovuto fare.

Lavoro, il doppio scenario dell’analisi Cerved

Significativa è in tal senso un’analisi del Cerved, che potete verificare nel loro sito: parla di un problema che tutti dimenticano, perché le imprese che lo Stato ha obbligato a chiudere ovviamente non hanno flussi di cassa in entrata. L’analisi, effettuata sul 55% degli occupati italiani, equivalenti a 1/3 del nostro PIL, ha portato a due scenari: uno cauto ed uno pessimistico.

  • Nel caso cauto abbiamo una crisi che rientrerà completamente a giugno e da settembre si ristabiliranno gli equilibri che avevamo prima del coronavirus. Purtroppo considero questo scenario assolutamente irrealistico.
  • Lo scenario pessimistico è decisamente più prudente. Cosa dice? La crisi economico-sanitaria continuerà fino a fine anno. Non essendo un medico analizzo il punto di vista economico e faccio una deduzione: l’ipotesi pessimista si rivela anche in questo caso decisamente ottimista.

Se consideriamo il cash flow (cioè la differenza tra le entrate e le uscite di un’impresa) abbiamo anche in questo caso due scenari:

  • In quello cauto ci sarebbe una crisi di liquidità per 124mila imprese italiane: il 17% del campione di società di capitali, cioè quelle più patrimonializzate. I posti di lavoro a rischio in tal caso, per chi faceva lo spiritoso a dire che le aziende chiuse dopo due settimane meritavano quell’epilogo, sarebbero 2,8 milioni.
  • Analizziamo lo scenario Cerved pessimistico: a rischio 176mila imprese italiane per 3,8 milioni di lavoratori a rischio.

Quanto servirebbe per compensare i rischi?

Veniamo alla liquidità immediata per far fronte a tali rischi: almeno 30 miliardi tra marzo ed agosto per lo scenario ottimistico, almeno 80 miliardi più altri 50 da spendere per il perdurare dell’emergenza nell’ipotesi pessimista.

Tre deduzioni sull’operato del Governo

Attenzione al rapporto tra debito finanziario e patrimonio netto delle imprese, ovvero il cosiddetto “leverage”: attualmente ammonta al 73%, dunque abbastanza elevato. Questo rapporto potrebbe presto aumentare fino al 117%. Cosa vuol dire? Che se la smettiamo di fare dibattiti da bar difendendo il governo per posizione ideologica e vediamo i dati otteniamo tre deduzioni:

  • Il Decreto Liquidità renderà i bilanci delle aziende non più bancabili, con grave danneggiamento del sistema Italia rispetto ai competitor;
  • Il 33% delle società di capitali rischia il default;
  • E’ stato riconosciuto dagli addetti ai lavori che il più grave errore è stato scegliere il contributo in conto garanzia.

Tutto questo perché? Perché non abbiamo sovranità monetaria, dunque non possiamo utilizzare quegli strumenti propri di uno stato non coloniale.

Malvezzi Quotidiani, comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi


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