Il soggetto e la maschera” era il titolo di uno splendido saggio su Nietzsche di Gianni Vattimo.
Variando il titolo di Vattimo, “Il soggetto e la mascherina” è la triste realtà nella quale invece siamo immersi noi oggi. “Nietzsche e il problema della liberazione“, era questo il sottotitolo dell’opera di Vattimo: nel nostro caso la mascherina produce non liberazione, ma asservimento e disumanizzazione. Trasfigurazione dell’umano.

La mascherina è divenuta da tempo il simbolo della lotta al coronavirus.
Tutto ciò che è profondo ama la maschera“, diceva Nietzsche, che innalzava la maschera a simbolo della differenza tra realtà e apparenza.
In fondo anche la mascherina ai tempi del coronavirus non simboleggia forse la differenza sempre più difficile da cogliere tra realtà e apparenza, tra essere e spettacolo?

Il teatro è il regno della maschera, lo sappiamo. Sul palcoscenico l’attore è colui che indossa una maschera mediante la quale nasconde la propria identità per assumere quella che richiede lo spettacolo.

In effetti al tempo del coronavirus il reale è sempre più mascherato.
E’ difficile distinguere la grande narrazione dalle coperture ideologiche, le quali usano la situazione per avvantaggiarsene o più precisamente per far sì che il potere se ne avvantaggi.

Se ci pensate è un paradosso: per anni abbiamo rivendicato la libertà occidentale contrapponendo il nostro volto libero, fiero, che non deve nascondersi, al volto coperto delle donne islamiche innalzato a emblema dell’illibertà.
E ora ci troviamo tutti a dover coprire a norma di legge il nostro volto, e ciò in nome della sola religione consentita oggi in occidente, quella della scienza.

Sì, l’occidente ha smesso di credere in Dio per consegnarsi alla fede nella scienza e della tecnica, con annesso innalzamento dei tecnici e degli scienziati a nuovi sacerdoti dal giudizio infallibile, talvolta anche a supremi decisori nei nuovi tribunali che condannano gli eretici.

La mascherina ai tempi del coronavirus mi pare allora svolga una duplice funzione:

  • Ci omologa e ci fa indistinguibili: sotto copertura siamo tutti uguali e indifferenziati, un principio molto distante da quello di uguaglianza.
    E’ questo il principio della civiltà liberista, che predica la società aperta e ci reclude tutti in casa, che celebra l’individuo nell’atto stesso in cui lo uccide nel regno dell’omologazione consumista planetaria, che distrugge il pubblico in nome del privato. Infine che rende pubblica la vita privata tramite droni e app.
  • E’ emblema della distruzione dell’uomo, della sua disumanizzazione che si sta compiendo. L’uomo è trasfigurato, ridotto a maschera di se stesso, irriconoscibile, semplice manichino plasmato dal potere, maschera plasmata dalla tecnoscienza.

Non vi è più l’uomo, vi è solo la sua maschera: il vecchio motto di Cartesio diventa oggi a norma di legge – anzi, di Dpcm – il nostro motto.
Larvatus prodeo“, avanzo con la maschera.
Anzi, con la mascherina.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro


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