Quando ormai più di un mese fa venni intervistato da Radio Radio sulla vicenda del Coronavirus, allora appena agli albori, dissi, presente il viceministro o sottosegretario alla salute, che la prima cosa che si dovesse fare fosse organizzare un incontro in Europa, o tra i Paesi dell’area Schengen, per stabilire linee di azione comune (omogenee) perlomeno sull’intera area in cui vige la libera circolazione.

Sul punto in diretta ebbi ampie rassicurazioni in tal senso dall’uomo di governo.

Il Tavolo europeo in materia sanitaria emergenziale avrebbe dovuto chiaramente essere permanente e le disposizioni, di area vasta, puntuali ed adeguate in base all’evolversi della situazione.

Oggi purtroppo, invece riscontriamo che l’Europa va in ordine sparso e mentre noi adottiamo riforme draconiane, che avranno dei pesantissimi riflessi negativi sull’economia nazionale, altri stanno adottando misure molto blande, con ciò salvaguardando i loro sistemi produttivi, ed in non rare circostanze accade che le società straniere approfittano delle restrizioni italiche per sopraffare il parco clienti delle nostre imprese, ormai quasi paralizzate e peraltro, mortificate da una evidente stagnazione economica che rendeva già oltremodo proibitiva una loro ripresa.

È chiaro che le nostre misure potrebbero risultare del tutto vane qualora si consenta un accesso assolutamente permeabile ed indiscriminato dall’esterno a potenziali portatori del contagio, ovvero a soggetti stranieri liberi di circolare nel nostro paese senza che nel loro confronti si faccia alcunché per individuare l’eventuale presenza del virus e contenerne il contagio.

È come cercare di riempire una bottiglia che ha un buco in fondo.

Rischiamo di distruggere la nostra economia senza poi risolvere gran che.

Pertanto, quello che occorre fare immediatamente (visto che nessuno sembra pensarci o abbia il coraggio di pensarci) è pretendere in tutti i paesi in cui vige la libera circolazione tra le genti che vi siano misure comuni.

Fermare le scuole e le università serve a poco se si consente ad autostrade, aeroporti e ferrovie di immettere milioni di persone giornaliere sul territorio nazionale provenienti da chissà dove.

Non preoccupano quindi, le misure rigorose, perché se utili e necessarie, si accettano di buon grado.

Mi preoccupa il nostro isolamento internazionale, il fatto di non aver alcun peso nelle decisioni di area vasta, tanto di aver il timore finanche di rivendicare una tutela omogenea per la nostra salute e per la nostra economia.

Mi preoccupa la nostra impotenza dinanzi alla dichiarazione universale di Paese untore.

Mentre noi ci autoflagelliamo per l’affermazione dei diritti di chiunque, tranne che dei Nostri, gli altri con estremo candore ci chiudono le frontiere o ci mandano in quarantena.

Mi preoccupa che, salvo l’elemosina che ci daranno dopo essersi preso tutto quel che rimaneva della nostra economia, il nostro Paese non sia in grado di pretendere alcunché.

Non siamo in grado neanche di chiedere ciò che sarebbe giusto e dovuto per la tutela del nostro popolo, il solo chiamato a fare sacrifici immani.

Così facendo l’impoverimento della nostra economia (spolpata delle commesse forzatamente interrotte) rappresenterà il più fecondo magazzino a cui attingeranno le imprese europee per contenere le loro perdite, oppure continuare a crescere.

Se guadagno 1500 euro ed accendo un mutuo che mi comporterà una rata mensile pari ad euro 500, ciò è possibile perché secondo i miei calcoli riesco a vivere con 1000 euro al mese. Ma se non guadagnassi più 1500 euro al mese, ma 900 euro al mese, e mi fossi impegnato sempre con una rata di mutuo pari sempre a 500 euro, è chiaro che mi troverei in grande difficoltà a vivere con 400 euro al mese e non più con mille.

Allo stesso modo se lo stato ha deciso di spendere il 2.5% in più rispetto quanto guadagni prevedendo di far leva su quasi l’1% in più di PIL (di produttività del Paese) e poi leggo che oggi il PIL italiano è in caduta libera, pari a – 0,3%, e’ chiaro che mi preoccupo. E molto.

Mi preoccupa inoltre, l’agire schizofrenico del governo che un giorno se la prende con le regioni ree di atteggiamenti quasi discriminatori. E poi adotta provvedimenti ancor più severi. Il Governo prima porta in tribunale il Presidente della Regione Marche per aver ordinato la chiusura delle scuole, lo fa condannare, lo redarguisce pubblicamente, gli fa rimangiare il provvedimento, salvo poi, adottare due giorni dopo il medesimo provvedimento sul territorio nazionale!?!?!

Preciso che non entro nel merito della sostanza dei provvedimenti, ma sulla coerenza e sulla logicità con cui vengono assunti.

La confusione purtroppo, regna sovrana anche sulla natura dei provvedimenti.

Mi spiego meglio. Faccio un esempio. Se decidi, in maniera universale, che ogni individuo nei luoghi pubblici debba stare ad un metro e mezzo di distanza l’uno dall’altro lo puoi fare con una circolare ministeriale di invito o suggerimento responsabile spiegandone le ragioni, oppure lo puoi fare come obbligo di legge all’interno di un decreto governativo.

La differenza è abissale perché se adotti quella misura con un decreto legge da cui partorisce un obbligo chiunque contravvenisse alla disposizione dell’autorità a norma dell’art. 650 del codice penale è punibile con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a 206 euro.

Il che potrebbe significare paradossalmente, che un agente in divisa, qualora gli si parassero dinanzi due individui che si trovino a distanze inferiori al metro e mezzo, sarebbe costretto ad intervenire (per legge finanche con l’arresto) per non incorrere egli stesso nel reato di omissione di atti d’ufficio, poi nella realtà in sede applicativa per fortuna subentra il buon senso, ancorché in violazione di legge.

Comprenderete che diverse sarebbero le conseguenze determinate da atti dicasteriali di mero, ancorché esplicito suggerimento.

Mi preoccupa dunque, questo clima di confusione, di improvvisazione …

Mi preoccupa la “faccia tosta” di poter dire tutto ed il contrario di tutto … senza mai arrossire …

Senza dubbio oggi il governo è più stabile, attaccato come una “cozza”, giorno e notte, soltanto a questa acuta influenza.

Spero che alla fine della storia non dovremo rilevare che magari avremo salvato il governo di un paese morto.

Enrico Michetti