Il coronavirus ha toccato quota 400 contagi in Italia, i decessi, ad ora, sono 12. Continuano anche le polemiche sulla gestione da parte del Governo di questa crisi, notizia di ieri lo scontro tra alcuni governatori e il Presidente del Consiglio Conte.

Negli Stati Uniti nel frattempo cinque università hanno annullato i loro programmi di studio in Italia, la città di San Francisco ha dichiarato lo stato di emergenza locale anche se finora non vi si registrano casi di contagio.

A che punto è la situazione sul coronavirus in Italia? E nel mondo? Il governo come sta gestendo questa crisi?

Ascolta l’intervista al Viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri durante ‘Lavori in Corso’.

“Questo è un momento di osservazione, raccogliamo i casi sui territori per raccogliere i dati su quanti sono in questo momento contagiati.

Si prosegue l’attività di monitoraggio e poi vi è l’attività di supporto per esigenze fisiologiche all’inizio di una situazione di emergenza come la carenza di mascherine.

Il medico di Codogno? Bisogna vedere se i pazienti che si sono rivolti a lui sono risultati positivi o meno poiché i controlli vengono fatti ai contatti stretti di coloro che sono risultati positivi quindi se nessuno dei pazienti che lui ha visitato è risultato positivo non vi è motivo di pensare alla necessità di un tampone. Un eventuale contagiato avrebbe detto che si è recato da quel medico e quindi quel medico sarebbe stato immediatamente contattato.

Il numero dei tamponi diminuirà perché il numero iniziale era stato istituito nella fase acuta della ricerca del paziente zero e degli eventuali altri contagi, capite che vi è stata un’esplosione di casi simultanei che necessitavano di capire se quello fosse effettivamente il focolaio e con cosa avessimo a che fare, sono stati fatti a molti e questo ha consentito con un ampio raggio di limitare la zona di quella che era la zona del focolaio. Speriamo non ci siano altri focolai.

Molti i casi negli altri paesi? E’ possibile, a noi interessa contenere le nostre aree ma è possibile che il virus circoli anche in altre.

La verità è che abbiamo iniziato questa lotta al coronavirus più di un mese fa e il virus non si conosceva esattamente, e le condizioni sono cambiate molte volte.
Mi sembra che in Italia, quando cade il Ponte Morandi, siano tutti ingegneri, il lunedì sono tutti allenatori di calcio, lasciamo parlare gli scienziati, tutto il resto non serve.

La prima forma di prevenzione è il contenimento, ed è quello che abbiamo fatto.

I migranti della SeaWach? La quarantena la possono fare anche una volta sbarcati e non mi risulta che questo virus provenga dai migranti”.


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