In questi giorni ho notato che c’è una grande animosità su un tema che ho sollevato volutamente per valutare il livello di conoscenza italiano sull’impresa: tematica di base per poter parlare di economia.

In molti dall’alto dei loro quattro libri di economia, letti da adulti, e che magari fanno gli avvocati piuttosto che i farmacisti o che lavorano come dipendenti in un ente pubblico commentano di economia senza avere la base del concetto di impresa.
Ho più volte detto che i posti di lavoro privati li crea il privato: apriti cielo!
Una semplice banalità che sanno tutti, cioè che un contratto si firma tra un libero lavoratore e un’azienda viene presa con chissà quale scalpore.

Tutti si sono quindi messi a ricordarmi il ruolo del pubblico, a me che parlo da cinque anni di espansione della spesa pubblica e di posizioni Keynesiane, con una grande animosità, il che è drammatico.
E’ doveroso chiarire che i posti di lavoro li crea il privato per il pubblico, quindi nell’ambito pubblico, è ovvio. Questo privato poi chiaramente sostiene l’economia privata, quindi quelli che mi hanno dato torto quando esprimevo questo concetto in realtà non sapevano di portare acqua al mio mulino.

Guardando i programmi di tutti i governi passati compreso quello attuale noto che mancano sempre le parole “imprese”, o “imprenditori”: è inutile dire di voler creare posti di lavoro senza questi concetti.
Il lavoro però non si crea nemmeno per decreto, dal momento che nel privato non c’è l’obbligo di assunzione. L’impresa può assumere per profitto, perché gli conviene assumere e non se ne fa niente delle nostre ideologie o dei decreti: senza far proprio questo concetto non si possono capire i concetti base dell’economia.

Malvezzi Quotidiani, l’appuntamento con l’economista Valerio Malvezzi per comprendere efficacemente i meccanismi dell’Economia Umanistica.


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