I posti di lavoro nel settore privato, come ho già avuto modo di sottolineare precedentemente, li creano gli imprenditori. Quando parlo di coloro che fanno impresa in Italia però, mi riferisco a chi gestisce micro e piccole imprese.

Queste ultime non hanno niente a che fare con le società multinazionali, con coloro che fanno impresa e pagano tasse all’estero, producono gli utili in Italia, li fanno portare fuori dal Paese mediante evasioni fiscale, e poi i vari governi mandano la guardia di Finanza fuori dagli esercizi commerciali. Perché è più facile fare politiche demagogiche, dire che si devono creare posti di lavoro, come se questi ultimi si creassero magicamente da soli, invece che colpire le banche o le società multinazionali che portano miliardi all’estero mediante meccanismi elusivi.

Gli imprenditori fanno fatica ad assumere per via della pressione fiscale, non più sostenibile in Italia, per le varie burocrazie che rendono il mondo dell’impresa impossibile per chiunque vuole lavorare e per l’impossibilità di essere competitivi con le imprese estere a causa dell’euro. Ma, soprattutto, nei programmi di governo, incluso quello del nuovo esecutivo, non si parla di defiscalizzazione di utili e di investimenti o di agevolazioni alle start up e alle imprese.

In sostanza, non è presente, nei vari programmi di governo, la parola e il concetto di impresa e d’imprenditore. Se manca quindi il termine, il concetto di impresa e viene meno uno Stato che fa una politica a tutela delle imprese, i posti di lavoro non si creano per miracolo.

MalvezziQuotidiani, l’appuntamento con l’economista Valerio Malvezzi per comprendere efficacemente i meccanismi dell’Economia Umanistica.


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