E’ scattato questa mattina, all’alba, il blitz della Polizia di Stato di Torino che ha portato all’arresto dei capi ultras della Juventus. Il gip ha infatti emesso 12 misure cautelari nei confronti dei principali referenti degli storici gruppi della tifoseria organizzata, tra cui Dino Mocciola, storico capo dei “Drughi”.

Le accuse nei confronti degli ultras sono associazione a delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata.

L’operazione è figlia di un’indagine, partita un anno fa, da una denuncia del club bianconero perché aveva tolto agli ultrà alcuni privilegi. La vicenda che mette in evidenza tutte le ombre della tifoseria organizzata è stata oggetto anche di una precedente inchiesta di “Report”, la trasmissione condotta di Sigrido Ranucci.

A parlare di quest’indagine e dei suoi ultimi risvolti è stato lo stesso giornalista, durante la diretta di “Un giorno speciale” con Francesco Vergovich.

Inchiesta capi ultrà Juventus: ecco cos’è successo

Alle 5 di mattina è iniziata l’operazione che ha portato agli arresti di alcuni personaggi di cui avevamo parlato nella nostra inchiesta, andata in onda nel novembre del 2018. E’ la crasi del malaffare, perché a un certo punto avevamo ben presente i capi ultrà che hanno di fatto gestito l’ordine di pubblico in cambio di vantaggi, di biglietti che gli consentivano di fare business. Tra questi figura Mocciola, che era un personaggio inquietante e abbastanza centrale nelle dinamiche che hanno portato poi al suicidio di Raffaello Bucci, l’ultrà di cui avevamo parlato nella nostra inchiesta“.

Ci sono delle intercettazioni” ha proseguito Ranucci “abbastanza emblematiche che abbiamo mandato in onda nella nostra puntata. Tra parentesi, volevo darvi un’informazione che non è ancora uscita dalle ultime. Uno dei personaggi che abbiamo intervistato noi con la telecamera nascosta proprio nella nostra inchiesta, si chiama Beppe Franzo. E’ arrestato oggi perché era uno degli autori del bagarinaggio. Noi l’abbiamo ripreso mentre lo faceva materialmente, dopo che l’inchiesta Alto Piemonte aveva scoperchiato la pentola del malaffare”.

“Il fatto di aver constatato che lo stadio continua ad essere una zona franca, che permette a pluripregiudicati ad andare in giro a fare affari liberamente con delle macchine lussuose, senza dover chiedere conto a nessuno” ha proseguito Ranucci. “Come ha fatto Rocco Dominello, che è stato uno dei leader dei Drughi e partecipava addirittura alle riunioni per la sicurezza dello stadio in Prefettura… Una follia“.

A “Report” ha precisato Ranucci, “facciamo inchieste perché pensiamo sia giusto farle, e abbiamo affrontato, tra mille polemiche, l’inchiesta sulla Juventus perché tutti ci dicevano ‘perché la Juve, e non le altre società?’. Quest’anno ci occuperemo anche dell’Inter, dell’omicidio di Diabolik. Questo perché abbiamo la consapevolezza che il gioco del calcio è profondamente malato, e se non si inizia a fare un’opera di moralizzazione del calcio, rischiamo di trovarci di fronte a uno spettacolo in cui neanche più l’erba è verde“.

Ecco l’intervista completa


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