Il politicamente corretto necessita di un approfondimento e di una sua collocazione filosofica.

Anche perché, a prescindere dall’aderirvi o meno, ha rappresentato perlomeno dall’inizio degli anni novanta la corrente di pensiero dominante.

Dalle grandi ideologie del passato, troppo monolitiche e stantie, superate anche dalle riforme che ne accoglievano le istanze, si è giunti ad un compromesso nato in provetta.

Non si è partiti più dalla visione del Paese, della sua tradizione, della sua cultura, dei suoi bisogni socio economici.

Le democrazie purtroppo, se non assistite dal sentimento comune, dalla promozione della conoscenza e dell’onestà intellettuale, pian piano degradano nell’egoismo, dimenticano le origini e si fanno guidare e governare da poteri tutt’altro che imparziali, cinici, disumani e meramente speculativi.

Il trionfo dell’io. L’affermazione assoluta dell’io. Non più popolo, ma somma di tanti soggetti distinti che si incontrano non per un pensare comune, ma soltanto per un interesse reciproco da raggiungere.

Un mondo spietato, in cui la pelle dell’uomo diviene sempre più una scorza impenetrabile al sentimento, alla passione, alla condivisione, in un corpo già evirato dell’anima e della coscienza, dalla martellante e vorace pressione verso la carriera.

Una carriera, materialista, spasmodica ed imperante, che tutto piega ed a cui tutti si piegano.

Basta guardare le cronache di questi giorni in cui si intercettano persone che, nel barattare le posizioni di vertice del Paese, sono pronte a chiudere gli occhi ai loro doveri pur di conseguire un avanzamento di carriera.

Le multinazionali, l’alta finanza, e le loro strutture di supporto, quindi, le lobbies, la politica, la giustizia… Dovendo partorire una filosofia ed un linguaggio che giustificasse il loro agire inventarono il politicamente corretto.

Si dovevano giustificare lauti guadagni, l’espropriazione del patrimonio comune, la mortificazione disumana della memoria, la globalizzazione selvaggia, la riduzione dell’uomo a docile pollo da batteria incapace di qualsivoglia ribellione.

Si doveva creare un servitore fedele ed agguerrito della nuova religione? 

Gramsci era pericoloso al tempo, figuriamoci oggi. Pensiero ed azione, teoria e prassi, emancipazione e consapevolezza dei popoli attraverso la più larga e profonda disseminazione culturale.

Pasolini non ne parliamo neanche, aveva individuato nei poliziotti i veri proletari avversati dai primi rampolli del comunismo dei miliardari.

L’ultimo Berlinguer, inviso all’establishment russo per la sua ossessiva democraticizzazione delle masse lavoratrici, avrebbe rappresentato una vera iattura per i promotori del politicamente corretto. Non avrebbe probabilmente mai permesso che la Questione morale fosse risolta dalla magistratura e non dalla politica, della cui centralità né era audace difensore.

Del resto anche Togliatti nel periodo più conflittuale della guerra civile post bellica, rinunciò all’assalto rivoluzionario delle istituzioni all’indomani dell’attentato e mai avrebbe svenduto il popolo al capitalismo apolide dell’economia irreale.

Di Olivetti, Mattei, De Gasperi, Nenni, Di Vittorio, Almirante, Benedetto Croce, neanche parlo, idee diverse, ma tutti rispettosi della Patria.

Il politicamente corretto doveva quindi, rappresentare una sinistra diversa, antitetica, nuova, immemore, altissimo borghese, elitaria, più a destra della destra liberale nelle scelte economiche, transnazionale, apolide e peroratrice di una umanità commerciale.

Fu studiato su misura un nuovo linguaggio perfettamente aderente ai dettami della Finanza internazionale.

Nessun legame con il passato.

Le vecchie ideologie di sinistra, di centro e di destra erano tutte poco inclini a sottomettersi od a vendersi alle prebende elargite dai finanzieri. 

I partiti quindi, chiusero le sezioni e trasferirono il loro personale politico nei salotti buoni dell’alta finanza e negli studi dei grandi network televisivi.

Persero il contatto con l’uomo con i suoi bisogni, con le sue passioni, … Impararono invece il linguaggio della comunicazione spot, dell’audience, della carriera, … Impararono a dire ciò che egoisticamente fosse personalmente proficuo, e che generasse ascolti e quindi, soldi.

La politica doveva servire a generare ricchezza, una ricchezza, smodata, speculativa e per pochi.

Ma come persuadere i poveracci, i recalcitranti, i riottosi, i patrioti, come servirsene?

Con l’inganno. Con la mistificazione. Con la repressione. Con la menzogna. Con la costante demolizione delle istituzioni, unico argine allo strapotere della finanza.

Crearono quindi, in provetta una nuova fede, utilizzarono le armi mediatiche per la manipolazione delle masse, e spogliarono di ogni difesa i nuovi religiosi. 

Il politicamente corretto divenne la nuova religione di stato. Il semplice dissenso veniva qualificato al primo stadio come fastidiosa diversità, ed all’ultimo come fascismo o razzismo.

Occorreva ammantarsi di uguaglianza, per giustificare la peggiore tra le ingiustizie sociali.

E quindi, si enfatizzavano le quote rose, confondendo il merito con il sesso, per nascondere la più bieca speculazione classista di una società cinicamente plutocratica (vali in ragione dei soldi che hai).

Per giustificare il dispotismo verticistico del potere si enfatizzavano profili di democrazia diretta, per far falsamente decidere al popolo ciò che già era stato deciso in una stanza.

Per giustificare traffici miliardari attraverso il controllo di una serie sterminata di strutture grassatorie di supporto ad una transumanza isterica e senza regole, veniva creato ad arte un movimento pseudo umanitario volto l’abbordaggio coatto e allo sdoganamento della merce umana in porti sicuri.

Ossia in Italia, il paese in cui sul migrante si possono fare gli affari migliori. Merce umana messa a reddito dai nuovi schiavisti.

Pronti a forzare posti di blocco, a speronare l’Autorità, ad agire nella più sconfortante impunità e tutelati dalla più danarosa protezione internazionale.

Non avevano però, fatto i conti con la grandezza del cervello umano, con la forza delle coscienze ancora libere, con l’amore coltivato per la propria gente da una risorgente politica di sinistra, di destra e di centro, che nei territori resiste e che stanno tentando in tutti i modi di annientare con la più potente, distruttiva e moderna artiglieria.

Un popolo non si piega all’arroganza dei soldi, ma con la forza della ragione persegue la vera umanità, quella silente e quotidiana volta verso chicchessia, quella di un popolo buono e generoso che quotidianamente farabutti prezzolati di ogni risma vorrebbero diffamare.

Per quanto mi riguarda dovranno passare prima sul mio cadavere.

Enrico Michetti