Non credo che Guardiola sarebbe stato così sincero. Sincero nel pensiero e nella parola. Lo è stato Sarri Maurizio, spiazzando un po’ tutti, non certamente se stesso.

Non ha fatto il furbo con i tifosi juventini, promettendo loro amore e fede eterna, non ha tradito l’affetto per Napoli e i napoletani, ha dimostrato di essere un professionista del mestiere, intelligente ma non necessariamente astuto come il Pep di Spagna che si adegua magnificamente a qualunque padrone, ribadendo la propria altissima qualità.

Sarri è questo, nudo e crudo, piacevole da sentire, con un “rincoglionito” e un “cazzeggio” uniche due eccezioni di lingua a un linguaggio pulito, convincente, molto toscano nell’accento e nella forma. La divisa societaria gli stava abbondante su quel fisico austero di fianco al quale, nella fotografia di repertorio, Agnelli, Paratici e Nedved sembravano suoi dipendenti.

Sarri si è lasciato andare ad alcune considerazioni curiose ed intriganti sul gioco prossimo venturo della Juventus, in attacco niente schemi (eppure Insigne che lancia il taglio di Callejon era proprio un classico del Napoli) ma libera poesia di chi sa incidere, perché sono loro, Pjanic, Douglas Costa, Ronaldo e Dybala ad incidere sul gioco, a essere gli uomini che fanno la differenza.

Concetto vero ma di fragile e pericolosa diplomazia nei confronti dei difensori, soprattutto dei veterani, Chiellini e Bonucci che si fanno in quattro per tenere in piedi la baracca e dunque potrebbero sentire la pelle arrossata dalle prime parole del tecnico.

Si deve fare squadra e così non la sia fa ma, per il momento, trattasi di dettagli di una conferenza stampa perfetta e che ha visto l’assenza di Enrica Tarchi messa da parte da chi gestisce la comunicazione. Verrà al posto di Enrica, un nuovo assunto, da Milano Milan. Torno a Sarri.

Tony Damascelli


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