Perché dovresti avercela con un tuo amore se, dopo che hai deciso di lasciarlo, vieni a sapere che ha intrapreso un’altra storia sentimentale? È già tutta qua, l’essenza del dibattito sul De Rossi giocatore che potremmo vedere con un’altra maglia italiana; in questa similitudine che vale alla fine anche per il Totti dirigente. 
Troppo? Troppo semplicistico? Perché mai? Cioè, cosa si pretende dal momento in cui l’allontanamento non lo ha deciso lui ma una dirigenza che – legittimamente- non vuole più considerarlo calciatore mentre lui ancora si sente tale? 

Non si può considerare traditore uno a cui viene chiusa una porta in faccia, tra l’altro senza preavviso e senza prepararlo alla separazione. 

Che si tratti della Fiorentina di Montella e Commisso, della Sampdoria di Ferrero, di una delle due milanesi o del Napoli che nessuno ha ancora nominato ma che comincia ad avere delle chance anche per il gradimento di Ancelotti, in ogni caso De Rossi vanta perlomeno cinque pretendenti che in lui vedono: un grande calciatore d’esperienza, utile soprattutto in grandi partite; un leader per un intero spogliatoio, che aumenta il tasso di personalità e funge da chioccia per i giovani in ragione della sua “lideranza”. Quindi, anche un giovane dirigente che incarna molto bene un certo identikit per il futuro. 

Tutte qualità e ruoli che chiunque considerava naturali e scontate per De Rossi in seno alla Roma. Chiunque, eccetto la dirigenza della Roma. 
Insomma: amore mio, ti amo tanto ma ho deciso di lasciarti. Tu però resta casta e non baciare nessun altro, se no ci resto male e non ti ricordo più con piacere. Un po’ troppo, no?

Paolo Marcacci