Questa è la domanda che che mi è stata rivolta da mio figlio mentre scorrevano in televisione le immagini della Parata Militare del 2 giugno a Roma.

Effettivamente dall’immagine frontale comparivano sole donne, mentre poi, dalle immagini laterali nelle retrovie comparivano anche gli uomini

La domanda spontanea di un adolescente del terzo millennio scevro (libero) da ogni condizionamento legato alla legittima emancipazione femminile, che non sa neanche cosa siano le quote rosa, era effettivamente la risultante innocente di quanto realmente le immagini riportavano. 

Figuriamoci, ritengo corretto che tra i nostri incursori, paracadutisti, artiglieri vi possa essere chiunque abbia capacità, intraprendenza, passione e voglia di servire la Patria a prescindere dal sesso, fermo restando che gli scenari di guerra non sono una passeggiata di salute e quindi, senza favoritismo alcuno, dovrebbe essere selezionato, soprattutto nei corpi di elite, il migliore o la migliore. 

La guerra, sul campo, purtroppo, non ammette ipocrisia, galanteria, debolezza, inefficienza e soprattutto quote rosa o celesti che siano. 

È giusto che ci siano le donne e gli uomini, ma i migliori tra questi, se poi nella selezione asettica risultassero più uomini o più donne, fare degli aggiustamenti, dei riequilibri per questioni di immagine sarebbe quantomeno inopportuno e sicuramente pericoloso. 

Non è imponendo una squadra di calcio mista, metà uomini e metà donne, che si emancipa il ruolo di una donna. 

Semmai è il rispetto della imparzialità nella selezione che qualifica la persona, a prescindere dal sesso.  

La donna, come l’uomo debbono avere le medesime opportunità sempre, comunque e dovunque. 

Il merito e la qualità non ammettono distinzioni di sesso … articolo 3 della Costituzione. 

L’imposizione dall’alto, senza merito, e per vie privilegiate, o per assetti precostituiti, e’ mortificante soprattutto per chi ne beneficia. 

La donna non è più debole dell’uomo, come l’uomo non più forte della donna. 

La forza nell’essere umano non è soltanto quella dei muscoli, ma è soprattutto quella dell’anima e dell’intelletto. 

Forza e debolezza sono presenti nell’essere umano a fasi alterne, farne una distinzione di sesso, sarebbe far rivivere una mitologia superata dalla filosofia e dalla scienza.

La specie umana nella sua diversità si completa, non si divide, e si autogoverna attraverso la norma, la più civile, umana e moderna che sia possibile.

Ecco perché rifuggo ogni forma di ostentazione, di imposizione, di becera propaganda. 

L’articolo 97 della Costituzione richiama in maniera esplicita all’imparzialità dell’azione della Pubblica Amministrazione.  

Indirizzare, imporre, cambiare la sorte di una condotta imparziale significherebbe dettare una strada diversa. 

No. La Folgore non è un reparto femminile. 

E’ un Brigata a cui possono accedere uomini e donne che lo meritato e che intendono servire la patria con onore. 

E la Parata Militare, Cari Politici, che vorreste acconciare ogni cosa pur di carpire il consenso e quindi il potere, non è una sfilata di indossatrici od indossatori. 

La Parata Militare dovrebbe dimostrare la forza d’urto che un Paese può mettere in campo in caso di aggressione o comunque, per salvare la Repubblica. 

I Corpi che sfilano dovrebbero essere l’emblema di ciò che rappresenta la vita militare quotidiana, di ciò che ha rappresentato in passato, e soprattutto l’immagine di come oggi si comportano (e di ciò di cui sono in grado disporre) le nostre truppe, nei teatri di guerra in cui siamo ancora coinvolti nelle diverse missioni.

La nostra Costituzione ripudia la Guerra e le nostre truppe esistono per difendere la pace. Ma il militare va in Guerra. 

E la Guerra e’ una cosa orribile. 

Ed Ahimè rappresentarla falsamente con i connotati di una pacifica passerella lo trovo miserevole ed irrispettoso.

La Parata Militare e’ una cosa seria, lì sfilano i Battaglioni che hanno dato la vita per la Patria e continuano ad offrirla con la medesima generosità ed il medesimo ardore, e non può essere derubricata al rango di una passerella arcobaleno, sempre più ridotta, alla cui indecenza manca soltanto l’esposizione dei palloncini e le majorette di contorno.

Enrico Michetti